ADRIA MUZZI Recensioni in : ECO D'ARTE MODERNAn°171;CATALOGO PREMIO ITALIA 2008 by Il Candelaio ed.;CATALOGO INT. D'ARTE MODERNA: MDS n° 11 e MDS n°12 Casa Editrice Cida Roma; CATALOGO DELLE QUOTAZIONI casa ed. Alba; CATALOGO GALLERIA D'ARTE CHATEAU DES REAUX; BOE' anno VII 2010 n°2; INTERNATIONAL CONTEMPORARY ARTISTS VOL1 by publishing. Esposizioni: MAGG 2009 Esposizione presso Villa Rezzonico Bassano del Grappa (Vi). NOV 2008 Esposizione permante per la galleria di arte contemporanea CHATEAU DES RéAUX Chouzé sur Loire France. MAR 2008 Esposizione internazionale di arte contemporanea "MATERICA" organizzazione Associazione immagine colore Sede ARS HABITAT ( PALAZZO RATTO-PICASSO ) GENOVA, centro storico. FEB 2008 Premio Italia per le arti visive organizzazione ECO D'ARTE MODERNA, Certaldo palazzo storico. Vincita premio under 30 articolo tematico sulla rivista di arte. DIC 2007 / GEN 2008 Mostra personale a MODENA con la presentazione del critico FRANCO BULFARINI e intervista presso tv locale. GEN 2007 / APR 2009 Esposizione permanente presso la galleria "POLIEDRO" TRIESTE. OTT 2007 Esposizione presso la galleria "LA SPADARINA" di Rosario Scrivano PIACENZA. MAG 2007 / LUG 2007 Collettiva "OBBIETTIVO POP" presso Euro Hotel di Cascina Pisa su invito della ass. di arte contemporanea Bellini arte. APR 2007 Collettiva "MOLTITUDINE X- dal deserto alla città" ispirato ad un brano di Dino Buzzati presso Convento S.Croce a S.Anatolia su invito della Ass.contemporanea. FEB 2007 Collettiva al TEATRO ELISEO di ROMA "PROPOSTE#3" su invito della galleria TARTAGLIA ARTE di Roma. NOV 2006 Collettiva all' ENOTECA FORTEZZA di SIENA "Realtà parallele" su invito del gallerista Alessio Trapassi. NOV 2006 Collettiva nella chiesa di SANTA CROCE a FIRENZE, in memoria all' alluvione del 1966 a Firenze "40 anni dopo...". LUG 2006 Collettiva a SAN GIMIGNANO "Il luogo della mente non può essere comprato". MAG 2006 Mostra personale a Poggibonsi (Si) "I cinque sensi". OTT 2005 Collettiva e concorso per artisti a Sansano (Si) "La rana d'oro". SET 2005 Collettiva per una rassegna di arte, musica e teatro a Colle di Val d'Elsa "Liberacollarte". LUG 2005 Mostra personale a Castelfiorentino (Fi) "Utopico". GIU 2005 Mostra personale al Palazzo dei Priori di Colle di Val d'Elsa (Si) "Percezioni Nuove". Critiche e Recensioni: L’arte giovane di Adria Muzzi. Non è facile esprimere concetti nuovi nel mondo dell’arte contemporanea, tante sono le proposte; basti l’esplorazione dei principali siti di internet, per ritrovarvi esposte migliaia di opere, ospitate in innumerevoli contenitori virtuali, fra cui associazioni culturali e gallerie più o meno accreditate. Un mondo dell’arte composito e nuovo, ricco di idee, che si pone in visione quasi in modo pervadente agli occhi di tutti i navigatori, anche i meno attenti od accaniti. Un’arte che cresce in rete, alla velocità della luce, dove tutti propongono tutto ed in tutti i modi possibili. Migliaia di opere nascono e si spengono in un caleidoscopico mondo di colori. In questo complesso universo di immagini, ci si chiede cosa sia arte e cosa non lo sia, quando ci si trovi a trattare con un puro “tentativo” estemporaneo dal quale prendere le distanze o quando invece un percorso sia da assumere in esame con maggior attenzione in quanto possibile premessa di future incoraggianti evoluzioni. Occorre dunque per meglio comprendere il valore di un’artista e della sua arte saper districarsi, nel tentativo di distinguere fra banalità e qualità. In questo mi soccorre il grande storico Lionello Venturi, quando nel testo “come comprende l’arte” riesce con chiarezza espositiva a farci intendere che oltre il dato pittorico non irrilevante, tuttavia “l’arte ha una funzione più alta … di momento conoscitivo”, che deve per essere tale “saper interagire con la storia”, prenderne coscienza in quanto possa ella costituire momento di analisi in funzione di impegno umano. Ovvero in altri termini occorre perseguire nell’indagine sull’operato artistico non solo gli aspetti tecnici e formali ma anche e soprattutto i motivi ideali e concreti che hanno mosso l’artista nelle sue scelte. Il Venturi ci suggerisce di guardare alla tecnica, ma come mezzo per esprimere contenuti che in se possono illuminare sulla fattura dell’opera ben più e ben oltre del dato tecnico. Alla luce delle sopra esposte considerazioni, mi pare più semplice l’analisi dell’operato dell’artista Adria Muzzi. La giovinezza anagrafica di Adria non tragga in inganno sulle attuali potenzialità della stessa, l’affezione che Ella prova per l’arte è innata. Adria esprime una fresca visionarietà, che lascia apparire i prodromi di una possibile, auspicata evoluzione. Ella ha assimilato dal padre, pittore di talento di stampo classico, una sicura impostazione con la quale affronta senza incertezze sia la parte segnico formale che l’intero impianto compositivo - cromatico. Le basi tecniche convincono non mancando i fondamentali: le geometrie, essenziali, sostengono la composizione, esaltando la resa pittorica ricca di intense cromie sia nei colori freddi del sentimento che caldi della passione. Quelle di Adria sono opere ricche e vibranti che non scadono mai in una visione ridondante o barocca, ché anzi l’artista fa prevalere l’immaginario interiore, fatto di intenso costrutto coloristico, ma anche di levità atte a sospingere verso l’alto il sussurro della poesia. Infatti la poesia che Adria esprime nelle sue opere, e che si lega anche ad un parallelo senso di musicalità, acquista ragione di elemento catalizzante, divenendo imprescindibile motore, che rende l’energia interiore di molte delle sue visioni. Nell’operato dell’artista si evince la volontà di soppiantare l’ambito meramente formale, che pur non è travalicato nelle sue regole essenziali, ma liberato di barriere precostituite, per consentire l’apertura al sentito, una proposta fra astrazione pura e figurazione, che pone come pregnante la vibrante visionarietà, così vivace ed illuminata da assurgere a “patos immaginifico”. Da subito l’artista ha cognato un suo stile, un suo universo, fatto di spirali di luce, di scintille e turbinii che ricordano nei loro bagliori il mondo giovanile delle discoteche, il mondo d’artificio che ci circonda ovunque, con i suoi richiami, con le sue tentazioni; ma poi l’artista operando con abile tecnica a collage, che al momento predilige, riporta immagini del reale, a volte fiori a volte figure femminili da rotocalco, che si trovano circondate ed anche al contempo immerse in un mondo di sogni. In questo a mio modo di vedere mi pare che la Muzzi pronunci un tentativo di recuperare una dolcezza poetica potremmo dire “romantica”, per rileggere alla sua maniera l’attualità del vivere con le sue infinite contraddizioni. Noi tutti ci muoviamo accolti da mille luci, che formulano altrettante illusioni, che narcotizzano le coscienze, finendo per farci vivere fuori dalla realtà. In tal modo l’apparire superando l’essere lascia spazio alla rinuncia di quel pizzico di consapevolezza, che se presente potrebbe suggerirci l’abbandono almeno in parte dell’affannosa ricerca dell’amor proprio e della vanità, prodotti evidenti dell’individualismo delle attuali società a favore di una maggiore libertà da bisogni fatui, che in altri termini si potrebbe tradurre come maggiore umanità e quindi senso del sociale di appartenenza di condivisione al fine di amore. Dunque immagini che raccontano il mondo reale per metafora, dove dietro l’apparenza illuminata dell’opera è l’ansietà del vivere. Ne nasce un messaggio, da cogliere sotto la coltre iridescente di facciata, da comprendere e da svelare a poco a poco, come fiori che si stemperano nella poesia suggerita in una pittura vivace ma al contempo morbida e soavemente resa nell’abbraccio delle velatura. Le cromie dei primi piani sono decise, di evidente pronunciamento, anche per la soverchia volutamente stagliante, della parte a collage, poi il tutto trova approdo e si addolcisce, nello sfondo armonioso e delicato della resa pittorica. Una pittura che richiama alla memoria il grande Mimmo Rotella (l’artista calabrese divenuto celebre per i suoi "decollages": quadri ottenuti con sovrapposizioni di manifesti (soprattutto pubblicità di film o spettacoli di circo) strappati dai muri, per far emergere immagini dalle lacerazioni, come dalle impronte di carte incollate e di calcinacci, conferendo ciò all’opera un’intensità visionaria). Adria non opera con analogo intento e la sua arte non è riconducibile ad elementi di “Nouveau Realisme”, come definito dal famoso critico francese Pierre Restany, quale risposta europea alla nuova tendenza “pop” americana. Anche il sentiero tecnico illustrativo è diverso ovvero non decollages ma collage, non immagine strappata e ricondotta sulla tela o tavola per richiamare le immagini della pubblicità, ma immagini ben ritagliate dai giornali, per ricavarne forme di matrice simil-fotografica da far interagire nell’elaborazione mentale inconscia con un percorso poetico interiore. La Muzzi rivolge lo sguardo ad un nuovo sentiero ancora in via di definizione e non facilmente codificabile ma certamente personalissimo e non privo di originalità, inteso certo a recepire evidenti ragioni di spontaneità “anarchica” d’action panting, o se vogliamo di quella propaggine neoromantica che fu sferzata vigorosa e gestuale impartita dal Jackson Pollok. Adria ricerca nei colori della sua strabiliante tavolozza, una nuova dimensione visiva, un nuovo pronunciamento, che si snoda fra istinto e passionalità, fra gesto libero e conduzione psichica, impulso e sentimento. Ella richiama la “pittura di gesto” quando insinua “svirgolate” di colore percolanti sulle basi atte a raccoglierne precipitazioni cromatiche, ma poi in altre opere si addolcisce quasi si trasforma, svanisce ogni durezza ed esce la purezza interiore dettata dalla voce melodica dell’animo. Basti visionare l’opera: “verso l’informale (1), decisamente informale e confrontarla con l’opera: “trasparenze floreali” (2), ove appare l’immagine che non ti aspetti, di altra fattezza, dettata da un profondo senso di dolcezza ove ci sembra di essere coinvolti in uno sprofondamento nell’universo della coscienza, che si ripete in diverse opere aventi a pretesto immagini floreali, interpretate fra finito e non finito. I fiori si collocano spesso quali elementi centrali della composizione, come forma di richiamo alla realtà della natura per poi compenetrarsi, fino a dilatarsi in uno spirito cosmico tutto da scoprire e dai contorni indefiniti, ma da cui promana un’armonica visione di profondo costrutto sentimentale. Fiori ritagliati di giornali, enfatizzati nella loro bellezza dal procedimento di riporto a collage, riposti sulla tela in modo semplice e non particolarmente edulcorato, per coniugarli felicemente all’insieme, onde provocare un’estasi visiva, ricca di forza espressiva che è puro contenuto emozionale, di cui le parti astratte e liberatorie sono elemento catalizzatore. Nel libero rifluire delle sensazioni sotto l’impulso dell’azione pittorica, appare il ribollire di un’energia che suggerisce nello struggimento del sogno iridescente il tentativo di superamento di un probabile dramma esistenziale. Sono i poli dell’animo umano, che la sensibilità dell’artista fa emergere, ove da un lato vige il vigore ed il rigore dell’esistere e dall’altro lo struggimento provocato dalle emozioni che rendono la vita unica pur nelle continue contraddizioni dedotte nel mutamento degli stati d’animo, che il colore da una lato raccoglie e dall’altro cerca di superare eroicamente, ma che poi finisce per assecondare quasi fatalmente. Quello di Adria è un tentativo di comprendere il mondo o forse di volerlo controllare almeno in parte, l’artista ci trasmette una dolcezza estrema, che tocca le corde dell’animo fino a condurre pur nell’elaborato fermento visivo alla pacatezza del silenzio o della quiete dettata dalla stessa armonia cromatica che diviene armonia cosmica. Non il silenzio del sonno vi è in queste opere, ma un silenzio di chi ricerca l’assoluto nell’ansia del riscatto esistenziale, di chi si abbandona nell’estasi per ritrovare se stesso, per ritornare a lottare. Di chi lotta contro il buco nero ché il nulla, sempre pronto ad invaderci l’animo. Dunque un’artista che non ci pone di fronte a banali immagini da rotocalco riportate su una tela, ma ben altro, ci propone se stessa, con la sua vitale aspettativa di cambiare il mondo in meglio, grazie alla forza della fantasia e della creatività che le sono proprie. Adria riesce dunque con efficacia a scalfire la soglia della mera descrizione, o proclamazione per balzare alla cronaca dell’arte per l’originale creatività ed ancor più per il personalissimo cromatismo, coniato per non lasciarci indifferenti, anzi per coinvolgerci in un viaggio di umanità, che se da un lato è introspettivo, dall’altro ci rende partecipi ed attivi protagonisti di una visione sempre diversa ad ogni istante, come le mille prospettive e profili in cui oggi l’umanità si muove. In queste opere ognuno può ritrovare se stesso, perché parlano al presente, illustrano la nostra vita, lo fanno con semplicità apparente, volendo esprimersi con linguaggio universale per meglio scalfire le barriere dell’indifferenza o della sufficienza. Con Adria Muzzi l’arte si fa intenzione genuina, autentica, non solo immagini ma voci dal contemporaneo sentire. Ecco cosa può aiutare lo sviluppo odierno dell’arte: la novità che sfugga al banale. Nonostante la giovane età Adria mi dimostra di essere in grado con una dose d’istinto e di creatività non comuni ed anche con l’ausilio di una solida preparazione di produrre opere di una forza e di un portato emozionale estremamente rilevante. Se da un lato non vi è ancora una connotazione stilistica omogenea, ma diversi appaiono i filoni di ricerca, tuttavia tutti i percorsi intrapresi attualmente conducono alla volontà di rendere significante l’esperienza esistenziale, volendo fare del valore estetico uno slancio vitale che riscatti l’uomo dagli evidenti limiti terreni e dia nuovo slancio alla costruzione delle società future, ove la fantasia, la creatività, la dolcezza possano essere obiettivi da raggiungere per scalfire le corazze mai riposte dell’indifferenza, per ridare nuovo slancio alle coscienze riappropriandoci di valori morali che ci appartengono. Vorrei concludere descrivendo l’opera “il mondo” (3), con quei rossi passionali e quegli eccezionali bagliori iridescenti, un’opera stucchevole che prende la retina immediatamente, per l’insito magnetismo che ne promana e che lascia capire come in Adria emerga il portato della tradizione pittorica Italiana, sia pure arricchito e stemperato al contempo dalle istanze internazionali, di cui l’artista ha piena consapevolezza. Si aggiunga l’evidenza del vigore della giovane artista che si vuole affrancare da schemi precostituiti per ricercare una sua via nell’abbraccio di una feconda libertà espressiva. critico d’arte: Dr. Franco Bulfarini ___________________________________________________________________________________________________________________________ Ecco Adria Muzzi giovane pittrice toscana, come lei stessa afferma i suoi lavori sono l’espressione dei suoi sentimenti delle esperienze vissute. Miscela le sue passioni come la fotografia e la pittura unendoli con il collage… .. Questo mix rappresenta il meglio per esprimersi …. “Ho un attaccamento quasi materno...i miei quadri nascono dall'amore che provo per l'arte e la vita e darli via per me è grosso distacco..…” Adria Muzzi Opere ricche d’intensità, di tutto ciò che si può contenere. Un quadro che vibra, dove le figure si confondono con i mille pensieri rimanendo però sempre vive. Si viaggia alla continua scoperta: ricerca di colori, luci, di cercare di impadronirsi di ogni attimo. Le luci e colori dosati attraverso un turbinio di imput dati dal mondo esterno. Riscattare se stesso in quel gesto pittorico, che porta alla rappresentazione del buco nero che inghiotte l’uomo. Tutto in un certo senso ha un doppio, il concetto dell’astratto e del suo figurativo, si cerca di elaborare, di comprendere il colore nelle sfumature della vita e l’immagine è il catalizzatore che permette di vedere il vuoto, il silenzio del se stesso. Si ritaglia la realtà per imprigionarlo: ogni volto, ogni corpo rappresentato è come sospeso nel vuoto, pronto a riempirsi di tutti quei imput esposti in collage ma nello stesso tempo quel qualcosa di organico e tattile che ricerca la propria coscienza e la forza per esprimere la sua esistenza. Un ermetismo che si disintegra nel tempo, in emozioni negli stracci dell’essere immortalato. Il rapporto del corpo che quasi si dissolve per entrare nel gioco di macchia astratta, le linee che rimangono pure quasi a sfumarsi, il bianco che si dissolve in una intangibilità ascetica, immagini che escono dal quadro come se fossero ombre, sagome per comprendere il mondo.L’evoluzione del pensiero, il parlare per comprendere: quindi linguaggi diversi di esperienze pittoriche. Una connessione non solo interpersonale ma anche con il sociale il mondo che si rispecchia nel quadro. Un puzzle che ricompone in un certo senso le sensazioni e la vita vissuta nel collettivo. La sfera dei ricordi e del se, si rapportano nel tempo per capire l’altro. Si seleziona e si unisce l’informe alla forma per segnare e tracciare una cartografia moderna, solchi, tranelli, artificiosità di immagine rubate al mondo che si fondano nella percezione di un gesto pittorico, intenso, della precaria esistenza. Una sorta di involucro, come in una prigionia, scale su scale, un labirinto dove siamo rinchiusi stretti senza via di uscita. Gli stessi colori accessi rendono l’immersione di quel mondo, l’equilibrio della struttura ci porta a non allontanarci da essa ma bensì a continuare a scoprire ogni suo piccolo dettaglio quasi in modo invadente. Anche nel bianco e nel nero, troviamo il rosso che spezza la composizione o il bianco che può confondere velando i contorni di ciò che circonda. Ecco infatti volti che fuoriescono da uno sfondo blu sembra quasi ghiaccio millenario, dove nel dietro in trasparenza si vede dell’altro … in alcuni momenti sembra dire : niente è come sembra …. Scenari quotidiani a volte urbani, a volte notturni come locali, qui convivono i nuovi simboli gli eroi trasformati e idealizzati dalla collettività, che l’artista ritaglia e strappa per inserirli in un contesto non convenzionale. Fotografia, supporto e pennello, colorano il suo stato d’animo e la sua interiorità. Cromatismo in stesure di colore come la libertà di lettura della vita. Si gioca con le linee in una geometria raffinata: nell’interno e nell’esterno si costruisce un quadro che viene indossato alla perfezione. Il quadro tende a catturare l’occhio per cercare di farlo suo, inghiottirlo nel suo mondo come se, oltre che farsi guardare in modo sfacciato volesse catturare le sensazioni e le illusioni dell’occhio dell’uomo comune. Una ricerca stilistica sconfinata alternando i toni ideali, dai più caldi ai più freddi, dal desiderio di rinascita e affermazione libero da ogni sfogo in sfumature e trasparenze del vedere al di sotto dell’apparenza una rappresentazione scenografica, dove convive in essa la luce e la speranza ma anche il dramma che il quadro stesso ogni tanto incarna in luoghi mentali. critico d’arte: Marica Petti. _______________________________________________________________________________________________________________________ "L' indagine segnica portata avanti dall'artista Adria Muzzi è molto significativa. Le sue opere si caratterizzano per la presenza di una forte simbologia. Il significato, perso il suo valore puramente linguistico diviene Significante che conduce verso universi paralleli in cui il tacito diventa tangibile e il non detto chiede di essere ascoltato" critico d'arte: Salvatore Russo recensione sulla rivista di arte e cultura Boè. _______________________________________________________________________________________________________________________ "Fantasmagorie di luci e colori, quasi una proiezione concentrata delle luminarie al neon di Las Vegas, come in una sferzante "quadreria" immaginaria, oppure quasi monocrome come in un ensemble di pezzi meccanici, formano la texture dei lavori di Adria Muzzi, un rincorrersi di intense stimolazioni visive, ottenuto con un collage di scatti argutamente contrappuntati come in una performance di jazz, collocando chi guarda nella scomoda posizione supina e passiva di colui che è costretto a subire una valanga di input senza avere la benchè minima possibilità di reagire: una condizione consueta di molti utenti televisivi." Alvaro Spagnesi in Eco d'Arte moderna 2009