FILIPPO LIARDO / MITOLOGIA MEDITERRANEA
Il ciclo "Mitologia Mediterranea" rappresenta per Liardo l'ouverture, l'invito ad entrare in un nuovo spazio figurativo dove il mito diventa il richiamo alle origini della storia dell'umanità. La realtà storica della nostra società nasce appunto da quel mondo dell'età favolosa, dove realtà e mitologia si fondono e si confondono.
Sul finire degli anni ottanta, Liardo, che, all'epoca, ha in attivo un'operosità artistica di oltre trent'anni, sviluppa i primi studi della sua nuova concezione spaziale: immagini ricavate dalla perforazione di un piano. La corporeità delle figure è, infatti, data dal vuoto creato nella fisicità della materia la quale rimane solamente contorno esterno.
Il tema della mitologia, che è presente anche nelle opere passate di Liardo, sembra convivere in perfetta simbiosi con questa sua nuova concezione dello spazio e anche la figura della donna, che ha avuto sempre un ruolo importante nella sua ispirazione, questa volta ne diventa la protagonista assoluta per diritto.
La testa di profilo, l'occhio piatto e frontale, l'accenno alle labbra, il fluttuante arabesco dei capelli, il ritmico e necessario alternarsi dei pieni e dei vuoti per tracciarne il corpo e i gioielli, l'onda stilizzata del mare, la falce di una luna gialla, rossa o blu che supera con le sue corna appuntite lo spigolo superiore del piano, sono segni dell'eterno femminino. La colorazione neutra del piano è arricchita dall'essenziale disegno d'alcuni particolari disegnati con i colori primari legati in stretta relazione tra loro. Non un inno alla bellezza ma piuttosto è il riconoscimento di quei valori eterni e imprescindibili della donna. E' la dea Cerere, la Terra, la Madre, vista per la prima volta nella storia delle arti visive nella dimensione di uno spazio nuovo. Si direbbe che stile, tecnica e contenuto si trovino in stretto rapporto significante.
L'immagine così ottenuta diventa luogo di relazione dove nella sua cavità penetrano gli eventi mutevoli del tempo e della storia.
La scultura, concepita per essere realizzata in grandi dimensioni, nella sua immobilità, viene ad essere continuamente animata dalle nuvole, dalla pioggia, dal vento…dai suoni, dalla luce e dalla vita. Attimo per attimo gli eventi si susseguono, si muovono, girano intorno, entrano, escono. La luce è la sua stessa esistenza e la sua ombra, proiettata su un piano, non è ombra, ma luce. E' il luogo dell'eterno presente, il luogo dello spazio-tempo, dell'attimo fuggente e dell'eternità.
"La Porta del Mediterraneo" è la scultura rappresentativa di tutto il ciclo: il solo profilo di una testa di donna disegnato dalla perforazione di un piano perpendicolare grandissimo adagiato sul suolo della costa mediterranea. La PortA è il punto d'incontro tra la civiltà orientale e quell'occidentale all'alba del terzo millennio.
Ed è quest'ideale sistemazione che spinge Liardo a creare il quadro –scultura, cioè l'assemblaggio della scultura con il piano di un quadro. L'emblema mitico è posto in rilievo in primo piano e la sua vacuità è la finestra che si affaccia nel mondo. I grattacieli di New York, la Défense di Parigi. la Piazza Rossa, l'Etna o il mare Jonio diventano i luoghi del possibile, dove l'incontro tra la realtà del mondo contemporaneo e il mito si fondono come conseguenza logica della storia dell'intera umanità.
Giorgio Liardo