LA PIETRA E' UNA SPALLA PER PORTARE IL TEMPO (F. G. Lorca)

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LA PIETRA E’ UNA SPALLA PER PORTARE IL TEMPO (F. G. Lorca)

Gruppo di progettazione:
arch. Bruno Nicola Rapisarda, capogruppo e responsabile del progetto Via della Conciliazione
arch. Adriana Feo, responsabile del progetto Il Tevere
arch. Renato Fiorani, responsabile del progetto Viale Marconi
arch. Anna Salghetti Drioli, responsabile del progetto Le mura
arch. Nicoletta Mairo, coordinatrice generale
dott. Claudia Antignani
dott. Riccardo Fiorani
arch. Pasquale Francesco Mesiano
arch. Livia Monti
arch. Gaia Vespasiani Gentilucci

Contributi:
dott. Alessia Bassani (avvocato)
dott. Francesco Carchedi (sociologo)
dott. Roberto Cerrini (scenografo)
arch. Viviana Fabietti (grafica)
arch. Ludovica Ferrario (scenografa)
dott. Angela Klauschen (WWF, Freeshwater Policy Officer)
dott. Andrea Piquè (avvocato)

PROGETTO PER UN MONDO NOMADE
Il progetto sviluppato dal Gruppo Romano di via Cavour immagina una popolazione itinerante che attraversa il territorio naturale e “artificiale” con ampia libertà di movimento. Per rendere possibile questa varia mobilità sarà necessario:
Salvaguardare il territorio con interventi di recupero dell’ambiente naturale, degli antichi sentieri e degli insediamenti “a misura d’uomo”. Produrre esempi di “architettura virtuosa” realizzata con elementi non invasivi, sempre reversibili.

SOLUZIONI PER UNA CITTA’ A POPOLAZIONE VARIABILE
A)recupero selettivo ed interpretativo del patrimonio storico consolidato, integrato con tecnologie reversibili ed a basso impatto ambientale. Immaginare un’inversione gerarchica locazionale e monumentale delle architetture: da luoghi simbolo del potere dominante a luoghi d’uso collettivo.
B) recupero creativo delle tipologie edilizie non abitative inutilizzate (edifici industriali - mercati coperti - parcheggi sotterranei - viadotti – ponti - dighe – cave…..) in buono stato di conservazione, che possono offrire uno stimolante ed economicamente accettabile riuso valutato in base al principio c/b.
C) destrutturazione progressiva delle periferie che non offrono gli standard qualitativi di benessere ritenuti essenziali:
C1) per il patrimonio edilizio periferico ancora in buono stato di conservazione:
Progettare la disarticolazione controllata degli elementi costruttivi che lo compongono ed il loro riuso in loco integrandolo con nuovi elementi “low cost e low tech” per creare nuovi insediamenti che soddisfino le esigenze qualitative essenziali. Ovvero lasciarlo esclusivamente come supporto strutturale e di reti impiantistiche, quindi: interpolarlo, trasformarlo, divorarlo, reinventarlo introducendo tutti gli standard qualitativi che avremo stabilito essere necessari alla “virtuosa” fruizione, riducendone l’impatto verticale…..
Operatività progettuale “low cost” e “low tech”: aggredirlo sapientemente svuotandolo di alcune tamponature e demolendo alcuni solai per far entrare aria e luce secondo le necessità: per creare piccole oasi terrazzate, corti, piazze, luoghi d’incontro, imbottirlo con materassini coibentanti ricavati dal riciclo del rifiuti urbani, integrarlo con collegamenti aerei (passerelle);
C2) per il patrimonio edilizio fatiscente o comunque ritenuto economicamente non destrutturabile: progettare l’implosione controllata e il riutilizzo come nuova area verde con andamento collinare, previo opportuna asportazione/incapsulamento dei materiali inquinanti, ricopertura con manto di terreno vegetale, piantumazione consolidante, quindi: creazione di sentieri, aree di sosta, di gioco, d’esercizio ginnico, di lettura…..
D)progettare esempi di elementi complementari di architettura virtuosa per promuovere una riqualificazione ambientale degli edifici.
Gli interventi proposti, a bassa tecnologia e a basso costo come richiesto dal concorso, prendono in considerazione alcuni elementi della città, distribuiti in diversi punti del centro e della periferia, che sono sembrati significativi per gli obiettivi dichiarati, da una parte sovvertire l’organizzazione gerarchica della città che si celebra in forma simbolica con la sua espressività monumentale, funzionale ad un utilizzo stanziale e subalterno, dall’altra di sviluppare le diverse forme di accoglienza esistenti nonché creare nuove strutture urbane funzionali ad un utilizzo transitorio.
L’immagine complessiva della Roma futura che si vuole proporre è quella di una città aperta alle dinamiche virtuose tra un’umanità itinerante che interagisce con un’umanità stanziale, multiculturale ma unita da una consapevolezza di universalità, funzionale alla relazione e allo scambio anziché alla imposizione autoritaria e celebrativa, attenta alla tutela dell’ambiente, sensibile alle esigenze dei cittadini, sia residenti che viaggianti, cantiere permanente della trasformazione, laboratorio di ricerca della dimensione umana.

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