STUNDE NULL#3

STUNDE NULL#3

Digital Photography, Landscape, Digital, 30x20cm
Stunde Null. Ora zero.
Per parlare di città del futuro bisogna saper guardare nel loro passato.
Berlino e´ una città´che ha avuto un fortissimo passato e che piano piano sta cambiando le sue squame, come un serpente in una frenetica mutazione che inesorabilmente giorno dopo giorno si trasforma. Una città´senza centro, che poco a poco sta divorando tutte le sue "inner peripheries", alla ricerca di una identità´. Una metropoli che va veloce per mettersi al passo delle altre città´tedesche, per meritarsi il titolo di Haupstadt, ma che non sa fare i conti con il suo trascorso e che pertanto cerca di cancellarlo il più velocemente possibile.
Berlino era futuro quando apparteneva al passato, quando c´erano spazi pieni e grandi vuoti, zone libere per lasciare spazio alla fantasia e alla immaginazione, per dare ancora la possibilità´di sognare e di creare. Kreuzberg e´ stato per anni un esperimento sociale e culturale, un contenitore multietnico di genti e popoli, di viaggiatori e passanti, una concentrazione di artisti e creativi che hanno arricchito la città´modellandola secondo il loro gusto e le loro necessita´.
Nella soffocante saturazione di spazi che sta avvenendo ora resistono con fatica quelle realtà che davano modo alla gente di vivere il quartiere nella maniera che desideravano. La terra di nessuno era uno spazio libero con cui confrontarsi, un modo di vivere la città a portata degli abitanti. Tra gli scheletri di gru irte, tra la polvere dei cantieri, nel traffico automobilistico che aumenta sempre di più, si stagliano ancora in controluce le silhouhettes di piccole fattorie e orti, scuole di circo, teatri e musei dentro a chiese sconsacrate, laboratori artistici e officine sperimentali, centri ricreativi e strutture per i giochi dei bambini. Non avevi bisogno di andare altrove nella città perché tutto quello che desideravi era qua, a pochi passi.
Ora la riqualificazione edilizia gioca a scacco matto con vecchie preesistenze, Presto il nostro occhio non avra' piu distanze sterminate in cui perdersi : carrucole rovesciate, edifici sfondati, finestre chiuse. Le albe sporche, nere di fuliggine. Il cielo, ricurvo sulle ciminiere. Il vento che fa sbattere i teloni sulle impalcature. Berlino cambia faccia e indossa il suo vestito appariscente per la festa.
Ma le cicatrici restano, al pari di vecchie suture. Rammendi edilizi, ortopedie stradali. La mano della gentrificazione fa a braccio di ferro con le radici che non vogliono essere estirpate. Qua la gente lotta affinche' niente muti, per rimanere così: lontani dal consumismo e dai fast food, dai centri commerciali e dalla globalizzazione. L istinto di sopravvivenza del quartiere e delle sue tradizioni e´forte come il rumore delle ruspe che divorano l orizzonte. Kreuzberg e´ quasi un mondo, un mondo a se´, il mondo dell’intelligenza e della forza viva, della forza-lavoro collettiva che vitalizza, crea, produce ricchezza. E produce cultura, incontro, la capacità e la maturità di relazioni popolari, di un mondo comunitario, intrecciato, ibrido ma identitario allo stesso tempo.
Le metropoli del terzo millennio divorano e rigurgitano dietro di loro tutto quello che non serve più, quello che e´obsoleto. Sento una forte spinta verso i margini, i sobborghi, le periferie che emargina le diversità´, che allontana i berlinesi, le persone anziane, le numerose famiglie dei Gastarbeit turchi stabiliti qua da decenni, che hanno ricostruito mattone su mattone il loro nuovo nido. Quartieri così ricchi di storia e di tradizioni si riempiono così di niente, di vetrine scintillanti, di colori patinati, di turisti irrispettosi, cancellano le diversità´per fondersi nel´omologazione. La perdita di queste identità´ ci lascia spaesati, in bilico, sospesi tra due epoche, navigatori in balia delle tempeste, un po smarriti, davanti a orizzonti che cambiano ad ogni nostro passaggio, come scenografie di un teatro dove siamo allo stesso tempo protagonisti e spettatori.
Ho raccolto questi scatti per poter trattenere ancora un poco queste sensazioni, per raccontare una città´ cupa e romantica, cinica e violenta, avvolta in un alone di mistero, fredda, tecnologica, carica di un fascino oscuro e decadente, musa ispiratrice di poeti e cantanti, artisti e sognatori, crocevia di minoranze, forza lavoro, migranti, resistenze. Cambia giorno dopo giorno eppure io cerco ancora di scoprirne pezzi di storia e di storie.
Tra qualche anno tutti questi luoghi del´anima non esisteranno più´, sommersi dalla ricostruzione incessante. Allora Berlino si sentirà una città´del futuro, ma si sarà dimenticata del suo passato, quel glorioso e buio periodo dove fu un simbolo di libertà, a metà fra la spietata testimonianza di avvenimenti storici di enorme portata e la speranza per un futuro migliore.
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