Ikaros Installazione, Fantasia / Visionario, Materiali vari, Altro, 170x200x60cm, 2011 Lirica Ikaros: Terras licet et undas obstruat, at caelum certe patet; ibimus illac! Omnia possideat, non possidet aera Minos. Sono Icaro dalle scarpe tristi, perdo i miei passi e la mia ombra tra le case d’argilla di una città-labirinto di luna. Sono Icaro dagli occhi tristi, in un aurora che incanta i monti al risveglio, occhi persi come stracci colorati in una danza del cielo. Apolide, vagabondo del Dharma, nomade cullato dal vento, inseguito da un cane come Il Matto dei Tarocchi, racconto il mio camminare, la mia caduta nel mondo. Angelo di desolazione, canto gli spazi ariosi della terra, cerco, nell’ocra gialla d’autunno, foglie secche e rami storti, stanchi di luce. Stanco di urtare le pareti bianche della mia vita, vidi ,nella rosa di marmo del duomo, arabeschi mossi dal vento nella vivida luce del giorno e una ghirlanda, come la ruota di un carro, eclissare la luna. Attratto dal desiderio del cielo, immagini dopo immagini, la mia mente viaggia sui contorni del sole, il canto del viandante segna nel tufo il suo cammino. La mia ombra, chioma di rame muto, nel vento muto, attraversa passi stanchi, e la luna segue, lenta, il volo della foglia. Cado nel mare azzurro che mi sommerge, abbigliato come un saltimbanco del Settimo sigillo, e rivedo lo sguardo intenso, illuminato, di mio padre-esoterico, di un sole ciclopico che si distende sull’ epidermide degli ulivi. “Icare, Icare ubi es ? Qua te regione requiram?” Solo ora si posa il vento fra le ombre dei colli, e lungo un ponte di cardi, nasce il mio sogno. Mauro Kronstadiano, 11-2011 Nota Installazione Ikaros: Dipingere il sole mi sembrava banale, per cui ho scelto di farlo apparire come una calotta sferica luminosa ed una figura allegorica ciclopica. L'occhio del sole-ciclope ritorna nel dipinto più grande ed è come l' occhio di Egon Schile, l'occhio del veggente. Icaro, nelle vesti di un nomade saltimbanco, precipita e con uno slittamento di piani scivola dal bordo inferiore della tela più grande attraverso la balsa (qui è l' unica figura della germinazione che precipita) alla tela forata e disegnata leggermente con la fusaggine. L'omino col cappello e l'alberello spoglio che appaiono in quest'ultima ritornano e si disperdono nella tela materica in cui fanno la loro comparsa anche il Minotauro ironicamente ripreso da Picasso e il Matto dei Tarocchi che nell'interpretazione che ne dà Jodorowsky rappresenta l'energia originaria senza limiti, la libertà totale, la follia, il disordine, il caos o anche l' impulso creatore fondamentale, una fuga materiale, emozionale, intellettuale o sessuale. Mi è sembrato interessante mettere in relazione questo Arcano maggiore con il mito di Icaro, la cui infanzia si manifesta nella tela, in cui appare con la madre Naucrate, appoggiata al comodino "modificato" da me e dalla natura
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celeste,
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