taxo
Lunghi anni (Ahi quanto ad affannata salma
Ed allo spirto di sublime alunno
Del canto è duro il tollerar!) lunghi anni
Di calunnie, d'oltraggi e di non vera
Demenza e pene e solitudin stretta,
E l'aspro verme che l'ingegno lima
Quando d'acre e di luce impazïente
Sete il petto divampa: e la ferrata
Grata abborrita, che del sole al raggio
Mentre con la trist'ombra il varco implica,
Per la grama pupilla con acuta
E grave pena al cèrebro penètra;
E nuda schiavitù, che dalle immote
Porte sogghigna, ove non altro passa
Che fioco lume ed insoave cibo,
Onde sì lungo è '1 tempo ch' i' mi pasco
Solo, che più l'amaro suo non m'ange.
Starmi così poss'io, quasi rapace,
Selvaggia belva a desco in questo speco
Fatto già mio covile, e forse tomba.
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