"Il discorso ininterrotto del sé nell'era dei Pixel:la Separazione"

"Il discorso ininterrotto del sé nell'era dei Pixel:la Separazione"

"Il discorso ininterrotto del sè nell'era dei Pixel:la Separazione"

"E senza dubbio il nostro tempo preferisce...la rappresentazione alla realtà,l'apparenza all'essere" Feuerbach.

Lo scenario visivo che accompagna il nuovo fenomeno del self-mirroring,dell'autorappresentazione per mezzo del ritratto fotografico amatoriale è la manifestazione, e allo stesso tempo un accelleratore e una con-causa, del fenomeno generale ed ampio caratterizzante l'era mediatica :il primato dell'apparenza,dell'esistere e apparire come immagine. Se il secolo scorso è stato segnato culturalmente dalla degradazione dell'essere in avere,la fase presente è caratterizzata dallo slittamento generalizzato dall'avere nell'apparire.
L'io è monopolizzato dall'imperativo dell'apparenza,il quotidiano totalmente occupato dall'immagine, la vita sociale e i rapporti stessi tra individui sono mediati dalle immagini che uno ha dell'altro.
La fotografia amatoriale diventa, in tale contesto, allo stesso tempo il mezzo e lo scopo.Permette all'individuo di apparire, ma soltanto per cio' che esso non è: le nostre realtà individuali diventano "sociali" attraverso l'autorappresentazione condivisa;ma questa è costruita, modellata dai modelli narcisistici, mediatici, imposti e interiorizzati nel corso decenni assediati dal mondo mediale.
Nell'era digitale l'individuo si ritrae cercando di orientare e controllare le impressioni che suscita,pilotando ciò che può o che non può apparire di sè di fronte al pubblico.E'portato alla "gestione" della propria identità.Una gestione quasi manageriale , a volte brutale e falsa del sè,chiede al pubblico di prendere come veritiera la parte rappresentata .Il meccanismo è dissociativo.Il pubblico si adegua.Si è compiuta una "separazione" con il sè intimo,un vero "esilio" dal proprio io intimo e profondo.L'io è scomparso,allontanato ,ha ceduto e si è arreso all'indiferrenziato spettacolare e virtuale.Si è fuso nei post chilometrici e nei miliardi di pixell ,perso nelle tristi stanze dei social network mondiali;come spettatore del sè e degli altri , attraverso l'autoscatto contempla se stesso e il resto, proiettato nel fluire ininterrotto dei pixel.


La fotografia deve rimanere il mezzo,ma servire un fine differente.Il ritratto fotografico d'artista non puo' prescindere da tale processo, è necessario che si confronti con esso, che comprenda la portata del processo di "deriva" che l'identità ha conosciuto nell'era digitale.La fotografia deve essere ed è in grado di rappresentarlo,palesarlo,ma senza diventarne dipendente,senza opporogli resistenza :inserirsi in esso e scardinarlo dall'interno...attraversarlo.
Questo è il valore ,la sfida che il ritratto fotografico d'artista puo' intraprendere confrontandosi con tale nuovo universo visivo: se lo scenario del self-mirroring rappresenta l'esilio,la separazione e il cattivo sogno dell'identità incatenata,il ritratto d'artista puo'ritrarre cio'...e destare da tale sonno.In cio' puo'riuscire nel confronto e mostrare la sua superiorità di linguaggio(anche concettuale) e di analisi.Da tale punto di adeguamento puo' ristabilire non solo il primato della consapevolezza ma anche sottrarre il singolo alla demoltiplicazione ,restituirgli la sua intima identità,unica e singolare in ognuno. Alimentare l'attività riflessiva su tale processo,prenderla in considerazione ad oggetto della propria opera è ineludibile.
Questo è il proposito di tale lavoro.La foto cerca di foto ristabilire gli elementi tradizionali del ritratto d'artista: una visione meditativa, un processo di rispecchiamento e alterità che tiene conto anche della relazione tra chi guarda (il fotografo,qui' allo stesso tempo pubblico e spettatore) e chi è guardato (il soggetto ritratto) .Cerca di conservare quella differenza tra privato e pubblico, tra interiorità e esteriorità,distinzione che cade nelle immagini amatoriali esibite sul web.Ma lo fà ritraendo paradossalmente uno scenario deviato di un selfie ,quasi fosse un suo "ritratto" concettuale,in cui sono palesati gli elementi tipici dello schermo ,dei pixel,della composizione destrutturata.

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