Un lavoro sul lavoro, anzi sulla memoria del lavoro.
villaggio operaio. Ora dalla tela dipinta con i pixel della contemporaneità, il rudere industriale genera il ricordo del vetro, espulso in frammenti impuri. L’opificio dismesso diviene macchina di una memoria sociale, ma al tempo stesso monumento al futuro.
Ma quanto dolore in quella scia di vetri spezzati e taglienti! Le schegge trafiggono i laterizi dopo avere invaso come polveri sottili i visceri degli operai.
Nello spazio al di là della tela, il colore si diffonde in frammenti, fino a raggiungere il suolo e l’emblematico percorso piramidale al cui centro è posta una sedia, che però è resa inutilizzabile. Questo è il luogo dello spettatore, il luogo di una nuova fruizione della fabbrica, ancora impossibile nella realtà.
Luca Lubello, attraverso il suo uso del colore e della resa visionaria del pixel dipinto, attua una ulteriore e diversa trasformazione, egli contrappone il sogno dell’artista che vince le sofferenze della fabbrica ed evoca una serena ed inaspettata immagine di essa, questa è ora inondata di verde, le tracce del verde evocano una natura che ritorna e trasforma ora lo scheletro di ferro arrugginito in una suggestiva montagna verde.
Gli artisti delle prime avanguardie, i primi che hanno ritratto e raccontato il luogo-fabbrica attraverso lo sguardo dell’arte, erano soliti dipingere mura grigie e fredde, dove i fuochi sinistri che fuoriuscivano dalle torri annerite dal fumo rimandavano ad un’ immagine della fabbrica come prigione dell’isolamento e dell’abbrutimento di operai disumanizzati e alienati, testimoniando così la nuova condizione umana dell’uomo nella moderna realtà urbana divenuta ormai il regno dell’economia capitalista.
Il titolo dell’opera di Luca Lubello dà ad essa un’ identità topografica precisa, Ex-Saint Gobain, ma quella fabbrica è allo stesso tempo mille altre fabbriche, tante identità industriali che hanno trasformato il paesaggio rurale che un tempo circondava le grandi città, ma queste storie di trasformazione industriale dei luoghi, dei campi, dei paesaggi naturali sono sempre storie di un cambiamento esistenziale ancor prima che sociale.
Comments 11
Abbastanza difficile ma carica di significati.
Auguro un buon successo perchè lo merita.
( Enzo Battarra )
villaggio operaio. Ora dalla tela dipinta con i pixel della contemporaneità, il rudere industriale genera il ricordo del vetro, espulso in frammenti impuri. L’opificio dismesso diviene macchina di una memoria sociale, ma al tempo stesso monumento al futuro.
Ma quanto dolore in quella scia di vetri spezzati e taglienti! Le schegge trafiggono i laterizi dopo avere invaso come polveri sottili i visceri degli operai.
(Gabriella Ibello)
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