“Sul conto di Syd è stata scritta una montagna di idiozie e di pettegolezzi – tutte cose che non sarebbero state scritte se lui avesse avuto successo, o se non ne avessero avuto i Pink Floyd”. …(Roger Waters)
Sono stati l’Avanguardia che ha definito il secondo Novecento, l’innovazione che ha portato la Visione altrove, lontano da ciò che comunemente è stato dichiarato Visibile. Aprendo gli occhi al Rock e con questo ad un nuovo volto della Storia dell’arte, i Pink Floyd hanno creato un Immaginario che non può avere un seguito perché possibile soltanto con la loro storia.
I Floyd “non” sono stati una band musicale, non credo sia corretto vederli in questo modo: sono stati i veri performer di cui le Arti Visive del ‘900 avevano bisogno. Sconfinando nel rock quell’immaginario avanguardistico dedotto da strutture architettoniche d’installazione live, hanno aperto canali alternativi riformulando per sempre l’arte novecentesca. Hanno indagato suoni, artworks e luoghi toccando quella luna al pari di Armstrong e Aldrin e il germe che ha cominciato questo processo, è stato (come già sappiamo) il pittore di Cambridge: Syd Barrett.
Nonostante il titolo di questo piccolo blog prenda spunto da quest’ultimo, non è una dedica a lui, non avrebbe senso, ma è innegabile il fatto che il signor Barrett, indipendentemente dalle sue problematiche e la mitomania che il gossip gli ha imposto, è stato l’artista visivo che da tale, ha cominciato un fatto che poi è progredito, oltre lui, in quelli che oggi conosciamo come Pink Floyd.
Non esiste una storia di Barrett, Waters o Gilmour, esiste la storia di cinque ragazzi che hanno contribuito a cambiare il suono delle cose che da allora, non è mai stato più lo stesso.
The Dark Side of the Moon, Wish You Were Here e The Wall sono un merito musicale non soltanto sonoro, ma indelebilmente Visivo. Gli uomini Pink Floyd non sono mai stati i frontman dello star system, ma parte integrante dei loro light show e del loro fare musica quale performance d’Arte.
Waters: Shine on… – In quel brano c’è un’atmosfera di malinconia definitiva per la scomparsa di Syd, perché lui se n’è andato così lontano che per noi non esiste più -.
“I tecnici della EMI, com’era d’uso all’epoca, comprimono e impacchettano il suono, trasformandolo in un prodotto commerciale pronto da esporre sugli scaffali. Nel caso dei Floyd, è come chiedere a un tornado di entrare in una scatola da scarpe”. …(Regattin/Perazzone)
La nostalgia di un brano come “Shine on You Crazy Diamond” non è soltanto il ricordo di un amico perduto, ma anche l’addio e il progresso di quei Floyd che partendo dagli anni lisergici della Swingin’ London, di quell’esplosione rinascimentale che ha visto risorgere gli eroi e che ha diviso il secolo scorso in due, hanno cercato e trovato tutt’Altro eppure, magari è mia impressione, nei loro brani s’intravede spesso quel pensiero d’innocenza che tanto tempo fa devastò chi, come Syd, si era spinto un po’ oltre per non tornare mai più.
La musica dei Pink Floyd è una composizione di esperienze immaginarie (mai più psichedeliche) di ambienti sonori, assoli fender, rumori innovativi, nostalgie, alienazioni e incubi bellici che ha fatto della nostra modernità una storia estremamente visiva, intermediale e sonica: diagonale al resto delle Arti. Una realtà indissolubile, non possibile senza Immagine e, se posso, anche se padroni di tanta estetica, anche loro, lungimiranti nel racconto del Muro, sono finiti vittime di quell’unico blocco di cemento che oggi ci affligge: quel chitarrista di Cambridge, nell’isolamento di questa generazione, ne è stato la pantomima”.
Il basso di One of These Days è un gigante che cade lungo la montagna e l’assolo di Comfortably Numb suggerisce il fatto che gli uomini hanno perso le lacrime.
I pensieri d’innocenza sono l’ossessione degli uomini perché di certo, tanto tempo fa, è esistito qualcosa che abbiamo perso ed ogni millennio che passa è sempre più lontano. Ma se in quel lato della luna c’è il buio dell’universo, dietro ogni avventura c’è sempre un inizio e questo, non sempre si perde tra le nubi del tempo.
-The same old fears / wish you were here…
Donato Arcella
Foto. I Pink Floyd all’Alexandra Palace di Londra nel luglio del 1967, fotografia di Michael Putland.
Comments 0
Say something