ed erano concreti, con fiorellini teneri di bianco panna,
forse un po’ azzurri, però di un azzurro appena accennato,
oppure di un rosa evanescente come pastelli di bambini.
Come si può esprimere la tenerezza di un fiore, credo
portandolo con delicatezza alle labbra, o donandolo a un amore.
E poi la primavera partoriva l’estate, e dai fiori ai frutti,
e la terra profumava in maniera indecente, di lunghi amplessi.
Tonino, camminavi nei campi parlando di frutti dimenticati,
come i poeti abbandonati, che nessuno legge, o porta a casa.
E da quel tuo sapere visionario, dalle fontane disegnate,
dalle lucertole, dai fossi delle strade, un po’ ammaccate, assetate
quando il bagliore dell’estate accompagna la mente al mare,
veniva a noi un sapere antico, la forza semplice del mondo.
Patrizia “Pralina” Diamante
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