Gesto estremo, azione finale che è prodromo di un altro gesto e seme di un’altra azione e che fa del gesto artistico un eterno finire per poi ricominciare finché vita lo senta e lo consenta… Ed ogni volta senza saperlo prima, senza avere la consapevolezza di finire ed ancor di più senza la certezza di ricominciare… Questo mi sussurravano le emozioni di Carlo De Rosa, in un caldo mattino di una città tumida e pigra. “Quando inizio a dipingere non so mai come va a finire…”. Abbandonarsi, lasciarsi prendere dalla tela… oppure fuggire da lei squarciandola, fissurandola, crepandola, aprendo canali che mettano in comunicazione il prima ed il dopo, il recto ed il verso, il dentro e il fuori lasciando che un pendolo emozionale possa percorrerli “in un senso e nell’altro”, senza mai risolversi o accartocciarsi “ nell’altro senso o in uno”… ma comunque e sempre, poi, ritornare.
Questo ci propone Carlo De Rosa che, nella sua opera, finisce con il metaforizzare la vita, la sua vita, la nostra vita… Ci dice di abbandonarci ad essa, di lasciarci prendere da essa fino a percepirne la “cornice”, toccarne la “tela” ed immediatamente sentire che c’è dell’altro, che c’è un oltre per il quale vale la pena di fissurare la vita stessa creando vie di comunicazione con l’oltre che si fa “oltreverso”, ma che, e questo è urlato con forza, resta tale solo a condizione di avere la capacità di percorrerlo in un senso e nell’altro lasciando aperture senza mai creare chiusure.
L’esplorazione si spinge, quindi, oltre scandagliando dimensioni bipolari come l’”a fuoco” (“Caos”, “Energia vitale sub 3”, “Energia vitale sub 2”) e “il fuori fuoco” (“Ascesi”, “Energia dinamica”, “Espansione”, “Espressione forte”, “Espressione debole”) che trovano sintesi in esperienze come “Evoluzione” e “Metamorfosi”.
L’esplorazione si fa poi indagine spaziale, quando sperimenta il vuoto implodendo in “Vortice”, lo popola a tratti in “Spazio” e lo riempie del tutto in “Monadi”.
Insomma, i quadri diventano “esiti dinamici di gesti estremi” utilizzati per bucare, trapassare, oltrepassare la tela, dicendoci con forza quanto questa sia contingente e quanto l’espressione artistica possa trascenderne la natura e l’essenza pur sempre, però, ritornando ad essa.
Perciò questa mostra è un’esperienza unica, da vivere per intero, tutta e subito, un grande quadro, un unico fremito, un manifesto estremo.
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