E' un pittore.
Ho perso la voce ieri, al Barabba, a spiegare e rispiegare che no, non sono foto quelle alle pareti, ma dipinti. Ritratti. In acrilico e pastelli. Perché è vero, la prima impressione che si ha, guardando i volti di Mirco, è proprio che siano foto. Pellicole impressionate dalla luce, o magari immagini digitali, elaborate e rielaborate al computer. Quando finalmente credi al loro essere dipinti, ti colpisce la precisione del tratto, il virtuosismo nel riprodurre l'immagine. Anche la scelta dei soggetti, per lo più volti, di scrittori, attori, musicisti, ma anche monaci o contadini anziani, segnati dal tempo e dalle rughe, sembra fatta per esaltare la straordinaria abilità, per dare la massima espressione all'incredibile capacità tecnica dell'autore.
Poi li guardi ancora. Poi loro cominciano a guardare te. Ti scrutano. E sei tu a restare impressionato dalla luce di quegli occhi. La precisione dei tratti supera il talento nel riprodurre, e diventa intensità. Percezione perfetta della realtà, svelata nelle sue più piccole sfaccettature. Densa. Ogni segno è sincerità, ogni ruga è nitidezza, incarnazione di sentimento. Forse è questo, per me, l'iperrealismo. Rigore caldo, emanazione di sentimento, corpo intrecciato allo spirito. Le immagini trascendono il reale e, paradossalmente, affondano oltre l'apparenza fino alla sostanza, all'anima più pura e più potente delle cose. E, da lì, parlano.
A chi ha perso la presentazione di ieri, consiglio di andare a fare un giro al Barabba. Che peraltro, con i soffitti alti e le pareti verdi, sembra fatto apposta per Hide, la mostra di Mirco. La mostra, a Padova per la prima volta, e in via eccezionale, resterà aperta al pubblico fino a venerdì 6 marzo.
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