O'DA
Via Giambellino, 79
Milano
Italy
Fermati e rifletti.
Coraggio.
Fermarsi e riflettere richiede coraggio.
L'invito che ci muove Gianluigi Alberio con i suoi dipinti è tutt'altro che semplice: prendersi i propri tempi per pensare a che cosa è veramente importante, unico modo per tornare padroni della propria esistenza.
Ma scoprirlo fa paura.
In una società dove l'imperativo è la velocità, il restare sempre connessi e la corsa frenetica verso una meta che per lo più finisce per essere dimenticata, l'individuo deve tornare ad essere l'unico a dettare il proprio tempo.
L'uomo finisce per perdere di vista il fondamento dell'esistenza e l'essenza stessa della vita, frastornato da mille azioni inutili che lo rapinano delle energie necessarie.
La natura invece ci mostra chiaramente che l'unica cosa che conta è ciò che concerne la sopravvivenza.
La sottile linea di confine tra la vita e la morte fa si che un solo istante possa cambiare il destino di un essere vivente.
Questo è difficile da accettare e l'uomo preferisce strozzare l'istinto in una cravatta piuttosto che accettare il fato.
Gli animali invece lo sanno, sanno che ogni istante può segnare un destino e per questo vivono l'istinto non pensando al domani.
Le scene quotidiane della vita degli animali, riprese nei dipinti di Gianluigi Alberio, permettono di comprendere come istanti apparentemente insignificanti vadano vissuti appieno, a costo della vita.
Un lupo non può intenerirsi e lasciarsi scappare una preda; vorrebbe dire morire.
Un ramarro che si abbevera non può permettersi di non prestare attenzione: il prezzo da pagare è la vita.
Al confronto si comprende come le preoccupazioni degli esseri che tanto si definiscono pensanti, perdano completamente di senso: la corsa all'accumulo cui ci porta la vita contemporanea è insensata, quando è in gioco la pura sopravvivenza.
La vita nelle grandi praterie o savane diventa quindi un'allegoria di quello che dovrebbe essere il vero significato dell'esistere: puntare solamente su ciò che è fondamentale.
L'analogia è talmente diretta che i dipinti non potevano che essere resi con un realismo impressionante; gli animali sono lì, di fronte a noi, in dimensioni considerevoli: non possiamo fare finta di nulla, dobbiamo scuoterci, reagire.
I lati aberranti della natura però non possono essere nascosti, e Alberio è lungi dal farlo.
I suoi dipinti sono volutamente quotidiani, non mettono mai in scena momenti sanguinari, non ce n'è bisogno.
Lupi corrono nelle praterie, lo spettatore sa già che stanno correndo verso una preda, non è necessario mostrarlo.
Una tigre ha le fauci spalancate, non è necessario sapere il perché, lo si immagina.
Queste scene permettono quindi di esorcizzare il lato selvaggio degli animali e di conseguenza della cosiddetta civiltà umana.
Quel lato che gli esseri umani cercano di sedare senza successo, nascondendolo sotto improbabili divise di lavoro.
La “wilderness”, il cuore di tenebra dell'uomo emergono costantemente nelle vicende contemporanee.
La differenza tra uomini e animali sta nel fatto che negli animali l'atrocità è assente, uccidere cessa di essere un crimine efferato e diventa necessario.
Per questo il sangue non è raffigurato, perché è un sangue per così dire “purificato”
E necessità è un'altra delle parole chiave della poetica di Alberio: questa urgenza di comunicare agli uomini che è inutile perdersi dietro all'inutilità del superfluo distruggendo al contempo il proprio mondo.
Gli animali lo insegnano.
Fermati.
Rifletti.
Quello che conta è solo l'oggi:guardami negli occhi e agisci.
Anna A.
Dott.ssa in Scienze della Comunicazione
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