"La pittura allude a percorsi reali, all'apparizione, in un impressionante silenzio, di figure pensose, laboriose e mute calate nella ripetitività dei gesti quotidiani, alla ricerca di una mitologia e di una storia rimasta immutabilmente uguale a se stessa nelle luci, nei simboli, nelle atmosfere. Guardare gli altri per vedere se stessi, potrebbe essere l'incipit da cui muove la pittura di Milena Corvini, che conserva una forte componente esistenziale ed autobiografica.
Ma si tratta di un'alterità che trova il suo nutrimento nella mitologia antica, nelle forme dei templi, nelle fisionomie di uomini e di animali, nelle decorazioni dei costumi, perché lì confluiscono storie e percorsi profondamente intessuti dentro la vita quotidiana. I dipinti dell'artista interpretano le tappe di questo suo doppio viaggio, interno ed esterno a due mondi che si rappresentano e completano a vicenda, presenze segnate dal passaggio di qualcosa o di qualcuno di cui, nello spazio designato e circoscritto della tela, si avverte un'eco", scrive Silvia Arfelli nell'introduzione alla mostra.
La luminosità di questa pittura, pur condotta con una tecnica attenta e severa, ricca di spunti e di rimandi ad una tradizione classica che si rinnova nell'interpretazione e nello stile, viene variamente declinata nelle diverse tematiche che l'artista ha interpretato: "Sirene", in cui la nudità del corpo diviene l'incipit per una pittura cromaticamente accattivante, sfuggente e attualissima, "Anime" in cui tiene banco una solitudine contemporanea, spesso figlia dell'alienazione e del male di vivere, "Cartoline dall'India", dove la suggestione di altre culture e di altre religioni diventa la chiave di lettura di inaspettati moti dell'animo, e "Marilyn" in cui, con la medesima tecnica del bianco e nero, luminosa ed enigmatica al tempo stesso, l'artista cattura le mille sfaccettature del mito, del suo archetipo e della sua traduzione nella realtà.
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