Special guest Rosa Didonna: 22 marzo 2014
Performance:
“ Arte- la mia seconda pelle- materia e segno al femminile”
GALLERIA20
CORSO CASALE,85 - TORINO
Organizzazione:
Associazione Ariele di Torino e ZmenhofArt di Milano
In collaborazione con la Rivista20
Direzione artistica:
Virgilio Patarini.
Direzione organizzativa:
Enzo Briscese
in collaborazione conL’Associazione Artistica Internazionale,
Galleria Aripa di Mariana Paparà
La passione è ciò che divampa nella femminilità, la terra, il segno, la materia, elementi solenni che partoriscono tutti gli esseri viventi. Le donne sono le madri, le protagoniste, le sacerdotesse dei misteri della Terra, il principio e la fine di ogni forma di femminilità.
Le stesse donne hanno rintracciato la "tradizione donna" attraverso la scrittura. Mary Scott, con The Advocate Femminile (1774), scrive una delle opere più conosciute del XVIII secolo. Un periodo, questo, che ha visto una rapida crescita della pubblicazione delle donne. Nel 1803, Mary Hays ha pubblicato un opera in sei volumi biografia femminile. Nel XX secolo spicca infine la figura di Virginia Woolf.
Il tema centrale del mio messaggio artistico, esamina come esperienze di vita, apparentemente separate e isolate, siano realtà volte a mascherare l'entità dei nostri legami individuali e comuni. Le "maschere" e le identità che accompagnano tutti noi e che assumiamo a seconda del ruolo che dobbiamo giocare nella vita, ostacolano la mente conscia dal riconoscere ciò che ci unisce veramente, attraverso l'isolamento e il caos: i nostri incontri comuni di dolore, di perdita e il desiderio di serenità e l'accettazione delle contaminazioni dei luoghi, con le loro storie del passato – presente per esplorare il paesaggio presumibilmente distopici di cicatrici emotive e fisiche condotte troppo spesso tra i personaggi femminili.
La Sacerdotessa Rosy rappresenta artisticamente una straordinaria potenza simbolica del potere degli iniziati, dei sacerdoti, degli scribi, potere non solo di espressione, comunicazione e di comunione, ma soprattutto di gestione, di segni, di azione, di mimo e di interazione tra la mente e le cose, l’Io e il mondo. Rosa Didonna crea il mito della Sibilla che subisce numerosi adattamenti dovuti alle differenze etniche, culturali e psicologiche delle antiche popolazioni. Vivo è il suo ricordo nella letteratura ed in particolar modo nell’arte. Nella mitologia greca e romana esisteva una particolare Sibilla Cumana che era una sacerdotessa vagante a cui era stata negata l’eterna giovinezza, ma aveva ottenuto l’eternità. L’ artista Rosa Didonna nel suo messaggio vuole evidenziare come nella società odierna si abbia bisogno della collaborazione reciproca tra gli uomini. Essa contamina con la sua arte il luogo che la ospita con la propria cultura e tradizione, attraverso la vita degli abitanti del posto, trasforma il mito della Sibilla, creando una storia - quella della Sibilla Sacerdotessa - che si reca a Torino come ambasciatrice di madre terra. Una notte, la Sibilla mentre si recava alla galleria ARIELE viene sorpresa all’improvviso da un bagliore accecante. Alla vista di quella luce, per non farsi riconoscere, si impietrì sperando che nessuno si accorgesse di lei. Passò del tempo, tanto che la Sibilla - sirena ormai priva di forze, cadde al suolo. All’improvviso ode un canto sottile a fil di voce che la richiamava a festeggiare con la danza - simbolo del ricollegarsi dell'anima alla Divinità con la creazione di una pala di altare vivente in cui la Sibilla diviene pilastro portante di bene e prosperità nell’unità dei popoli. L’avvenuto ricongiungimento dà inizio al rito dell’unzione dell’olio Sacerdotale con lo svecchiamento dell’Arte che ridona giovinezza e vigore alla fata Sibilla. L’artista mima un rito vero e proprio con il fruitore mettendo in risalto il dolore, la passione e l’amore che si ha costantemente per la propria terra. In tal modo i luoghi diventano protagonisti dell’arte nella fratellanza reciproca e totalizzante del mondo.
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