Biografia

Rodio nella sua ricerca vuole intrecciare con il pubblico di oggi un dialogo diretto, “qui e adesso”, con una sovrapposizione tangibile tra arte e vita, senza più filtri, ostacoli, finzioni.. crede in quello che dipinge, invitandoci a entrare nei suoi quadri, nella scena descritta in essi, così che le campiture si sovrappongono contribuendo ad ottenere l’illusione del vero.
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Le conseguenze formali della prospettiva a volo d’uccello nell’opera di Rodio emergono con particolare evidenza nel quadro “la fila della sete”(2007); la retta trasversale della fila viene vista dall’alto come da un fotografo intento a osservare attentamente la scena, appostato su una più elevata struttura. La tensione formale viene raggiunta da Rodio mediante il contrasto tra il bianco e la sanguigna, come nell’opera “di solitudine”(2007), dove i tratti della spatola sul gel raccontano lo stato emotivo sulla pelle della donna. L’imprecisa definizione dello spazio poi, crea un’atmosfera di inquietudine. Coprendo le esigue ma intense superfici bianche, il mondo formale e cromatico può essere letto in chiave astratta. [Miriam Curti].

“[…] partendo dal –non recipit- vitruviano , Fabio rodio ha riplasmato con la sua pittura, commistione di olio e della cinquecentesca sanguigna, il –non accogliamo- del mondo occidentale rivolto alle richieste di aiuto del popolo africano. Rodio è andato a rielaborare alcune immagini che, ben di diritto, potrebbero entrare nella storia di documentazione fotografica: volti e braccia denutriti, il cui taglio prospettico va a mettere in evidenza la fame e la sete di un mare di donne e bambini, che quotidianamente percorrono 40 km per un po’ d’acqua… e una nobiltà che, fieramente, si lascia immortalare con simboli di dominazione occidentale…un orologio al polso in una terra il cui tempo viene semplicemente scandito dal movimento naturale del sole” [Francesca Mazzotti, Calabria ORA del 02.06.2007].