Biografia

Giampaolo Rabito (1963) tratteggia una città che manifesta un’atmosfera più meditativa, è più in dettaglio e meno perspicua.
Isolata nei suoi frammenti esemplari – lungotevere, strade umbertine, ponti, Eur, gasometro, ciminiere – la sua Roma, più distesa, è immersa in un tempo dilatato che quasi ne restituisce la sua quint’essenza sublimata. La stessa pittura tersa, precisa, senza sbavature, e la finitura lucidissima di tele e tavole rimarca che l’interesse dell’artista non è tanto per la documentazione nuda e cruda, per l’imperfetta cronaca quotidiana ma per una rappresentazione emblematica. Rabito si concentra a suo modo sull’individuazione della poetica dei luoghi, del lirismo urbano, e sull’importante passato secolare del territorio, ma senza tentazioni nostalgiche né propensione letteraria. I suoi panorami sanno miscelare sapientemente le radici storiche di una Capitale all’attualità che le è propria ma che potrebbe anche appartenere a immaginarie realtà metropolitane; il suo è un pittoricismo aperto sul presente e che non giudica; è iperrealistico, quasi, non a caso più vicino al linguaggio fotografico che a quello cinematografico.