Biografia

Quella elaborata da Patrick Corrado non è una clonazione della Pop Art. Non è la riproposizione del già visto, ragionato, studiato. Per l’artista e designer bergamasco, rilanciare/rielaborare da zero tutto ciò che è Pop (in senso “popular”) significa anzitutto scomporre/destrutturare immagini fotografiche, segni, cromatismi e scritte che prima ostentavano la loro superficialità “glamour”, modaiola, cinematografica, fumettistica, musicale; quindi reinventare il tutto con l’ausilio del computer e tradurlo in un linguaggio visivo che “de-ri-struttura” ogni singola immagine fino a renderla inedita, subliminale, impattante e in certi casi (“Fashion Object”, “Rebel”, “Dutch”) destinata a esplodere, ad autodistruggersi fino al “dripping” e all’astrattismo. Patrick Corrado definisce “Metamorfosi dell’Apparenza” queste storie spettacolari, dalle grandi dimensioni, che si raccontano con grande precisione. Enigmatiche come certi collage di Jirí Kolár, coinvolgenti come i neodadaisti “Silkscreen Paintings” di Robert Rauschenberg, vedono gli iconici ritratti di Grace Kelly, Kate Moss e David Bowie sovrapporsi o amalgamarsi in un afflato di poesia a bouquets floreali. Altrove, i volti prendono a dialogare con creature “botticelliane” o col David di Michelangelo, al punto da innescare l’effetto “morphing”. E ancora, le nostalgiche suggestioni di “Ricordi” e le aggressioni grafiche e concettuali di “Women & Cars”, rimandano alla Figuration Narrative sociopolitica degli Anni ’60 e ’70. Con le “Compressioni”, infine, l’artista arriva a negare l’essenza stessa della Pop Art. Per farlo, dopo aver selezionato alcune sue opere, le affianca e le comprime creando impenetrabili spazi e interstizi. L’arte, in questo modo, non fa che reinterpretare se stessa.

Stefano Bianchi