Biografia
la luce, protagonista indiscussa della ricerca artistica, si fa mezzo efficace e di esaltazione dell'ordinario, nel tentativo (più che riuscito!) di evidenziare gli aspetti singolari e bizzarri dello spazio che ci circonda. Il linguaggio utilizzato dall'artista appare del tutto originale e a prendere forma sono opere caratterizzate da un notevole impatto visivo, pur conservando uno stile pulito ed essenziale, di forte matrice romantica. Il rimando alle incursioni fotografiche e agli esperimenti artistici in epoca Bauhaus è nettissimo e Laterza si rifà elegantemente all'ideale astratto di questa materia, a montaggi e fotogrammi di esponenti quali Lazlo Moholi-Nagy e Marianne Brandt.
Spazialità e temporalità, intese nella loro natura continua e dinamica, trovano affinità elettiva con i medesimi sviluppi in campo artistico: le sorgenti luminose vengono catturate dal mezzo digitale con il quale l'artista compie una vera e propria danza, muovendosi liberamente nello spazio, per poi tradurre gli effetti ottenuti in stampe bidimensionali.
L'aspetto performativo è dunque parte integrante dei suoi lavori, la casualità dei gesti iniziali si converte in attenti movimenti della fotocamera che definiscono, così, il risultato. L'artista si affianca nuovamente alla storia e al gesto, nei modi d'attuazione dell'Action Painting di Pollock. Quella di Laterza è una sorta di Action Photograph (come la definisce egli stesso) e la replica ossessiva dello scatto fotografico pone il nostro in una condizione differente, svincolandolo dai limiti imposti dalla tela e lasciandolo libero di muoversi nello spazio tridimensionale.
Le sorgenti luminose sono così posizionate e l'artista comincia la sua “danza alchemica”...
Nessun ritocco a posteriori: le luci sono gli unici colori della sua personalissima “tavolozza”. L'illusione pittorica è di notevole impatto agli occhi dello spettatore e l'eleganza della rappresentazione, dettata da linee e parabole sinuose, rende i lavori dell'artista una autentica novità nel panorama contemporaneo.
