Biografia

La cosa più difficile è stata trovare "il linguaggio", il modo in cui esprimersi. Ed io non ci riuscivo. Magari, impegnandomi, riuscivo a fare qualcosa di accettabile, di carino, ma tutti i risultati erano insapori, non dicevano molto di me.
Fiori, paesaggi, simboli, e tanti altri temi venivano fuori dalle mie mani, ma nascevano muti, talvolta morti.
Qualcos'altro invece prendeva vita quasi autonomamente, soprattutto quando ero sovrappensiero e scribacchiavo su un foglio mentre parlavo al telefono, pensavo a qualcosa o ascoltavo qualcuno: figure umane, contorte.
Partivo da un particolare, una mano, una gamba, un muscolo, e da quello prendeva forma un corpo che sembrava una corda aggrovigliata.
Il brodo primordiale che li generava era nella mia mente l'insieme di tante immagini, dai quadri di caravaggio, ai fumetti supereroistici, alle sculture di michelangelo. Corpi che esprimono una condizione dell'animo. Mai sereni, composti, molli. Ma contorti, storti, contratti. E io non ci facevo nemmeno caso, erano come uno "sfogo", un tic nervoso, uno scarabocchio. Un giorno però sotto quegli scarabocchi si trovava della carta carbone, e senza saperlo sovrapponevo disegni su disegni. Quando la mia distrazione finì e raccolsi i fogli, trovai sotto la carta copiativa un altro foglio che conteneva un tappeto di figure umane, sovrapposte, intersecate, annodate, in trappola.
Tra tutte una era stata ricalcata con più decisione e tra le altre si distingueva, sembrava quasi voler uscir fuori da quell'aggrovigliamento di corpi, che poi erano i miei pensieri. La sera stessa comprai un cartoncino più grande, lo appesi alla parete con dello scotch carta e ripresi a disegnare quelle figure una sull'altra, questa volte senza l'ausilio della carta carbone. Armata di un pastello ad olio, la mia mano tracciava linee curve che diventavano corpi su corpi, fino a creare una texture di anatomie contorte. E infine tracciai la sagoma della figura "forte". La figura che usciva dalla massa, la figura che non voleva stare dentro quel foglio, che sentiva il bisogno di differenziarsi da tutto il resto, che odiava uniformarsi.
Avevo trovato il mio linguaggio.