Biografia
Peppe Denaro, pittore e studioso di arti visive, nasce nel novembre del 1974 a Mazara del Vallo.
Nel giugno del 1992 inizia la sua ricerca artistica nell'ambito della pittura tachista.
Nel dicembre dello stesso anno crea un fumetto che firma con lo pseudonimo Makuta.
Nell'ottobre del 2004 si laurea in Decorazione, con lode, presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo.
Nel marzo del 2013 si laurea in Storia dell'arte, con lode, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Palermo.
Nel novembre del 2015 entra a far parte della Collezione del MUSEUM – Osservatorio dell'arte contemporanea in Sicilia – di Bagheria, ove iscritto, dal settembre 2012, nell' A.S.A.S. (Archivio Storico Artisti Siciliani).
Attualmente vive e lavora tra Mazara del Vallo, Palermo e Milano, e si dedica contemporaneamente alla pittura, al disegno vignettistico e all’arte digitale.
Ha esposto in varie mostre, collettive e personali, suscitando l'interesse della Critica e ottenendo riconoscimenti.
Le sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private.
FROTTAGE DIGITALE
Nelle mie immagini digitali tento di riscrivere il nostro pianeta attraverso la combinazione di frammenti della storia dell’arte e reperti di archeologia industriale. La tecnica del frottage digitale mi permette di creare “mondi compositi”: scenari apocalittici e post-atomici dove coesistono, combinati insieme, brandelli di cultura con relitti urbani. Mondi, dove ci si può rifugiare dall’inquinamento massmediatico e dall’imperante oblio che sta invadendo la memoria collettiva.
PITTURA
La pittura, così come io la intendo, è una pratica intima che proviene dalle viscere; non è premeditata, non si da una precettistica, non ha a che fare con la logica; è spontanea, impulsiva, passionale. L’immagine cui essa da vita è il compromesso tra la volontà del pittore e la casualità del mondo; tra l’intuizione del pittore e le severe leggi della fisica.
In pittura il “caso” è fondamentale e determinante per la riuscita dell’opera, ma in essa causa ed effetto si danno una volta sola. Ecco perché ogni qual volta si vuol ripetere lo stesso effetto, provocando la stessa causa, si cade nella retorica e l’opera non riesce.