Biografia

“Chi sei tu?”, è la domanda che orienta ogni esperienza sul ritratto.
Questa domanda mi accompagna costantemente nel mio lavoro, una pratica al confine tra una modalità operativa lucida, programmata, non emotiva o impulsiva, e la profondità del vissuto, l’irriducibilità della memoria, la densità del tempo. Le mie sessioni di ripresa sono di solito molto lunghe, e la loro durata è necessaria per permetterci di raggiungere una zona abitata soltanto dal corpo e dal silenzio. Non c’è mai un tentativo di restituzione psicologica della persona, o di empatia emotiva; piuttosto c’è il tentativo di ottenere una pura presenza; la dimensione superficiale propria dell’immagine fotografica convive con una profondità che è contemporaneamente la plasticità della presenza fisica e il senso di una durata: la durata della posa, del vissuto, dello sguardo. Il mio lavoro va nella direzione dell’inclusione, della continuità, della durata opposta all’istante; una continuità che si manifesta nelle pose lunghe e ferme, nello sguardo trattenuto. Sono immagini trovate, ma non colte; conservate, e non catturate.