Biografia

5 Maggio 2012

Tutto il mio lavoro artistico si sviluppa attorno a due concetti principali: la riflessione sulle arti digitali e quella legata al mio mondo. Insieme ad un pizzico di ricerca di razionalità metto in gioco l'emotività, il caos sentimentale e l'esperienza creativa, agendo come una ghiandola del nostro cervello dal nome "amigdala", a cui arrivano gli stimoli provenienti dagli organi di senso, li compara con le esperienze passate, scatena l'emozione grezza in modo indipendente dal pensiero razionale e poi immagazzina sotto forma di ricordo. AmigdalA vuole essere un nome che evoca la convivenza, all'interno della mia ricerca espressiva, della tecnologia digitale e del suo utilizzo più personale e artistico, si riferisce alla sregolatezza degli istinti creativi scaturiti dal contatto con l'esterno, scatenati dai sensi e fatti reagire dall'amigdala ancora prima che la corteccia cerebrale sappia cosa sta accadendo. "Per dare stile al caos" (per dirla con Pasolini) mi sono impossessata del concetto che sta alla base delle "Verifiche" di Ugo Mulas, opera concettualissima e analisi del fotografare stesso, scaturita dal "bisogno di chiarire il proprio gioco"; un lavoro rivolto all'Arte e in particolare all'indagine sulla creazione della stessa, al rapporto tra artista e opera.
Nel faccia a faccia diretto con Mulas mi rendo conto di quanto il concetto di Fotografia sia cambiato (e con esso anche quello di Arte), ma anche di quanto chiunque "crei", adesso come allora, abbia bisogno di chiarire i rapporti che intercorrono tra se stesso e le proprie idee, di vederle crescere e concretizzarsi, ed infine di accettare questa creazione.

Amigdala