Biografia

ROSSELLA DI MICCO
Rossella non si sente una fotografa, lo è per una questione di tempo e di spazio. La fotografia è
pesante di realtà, mi dice, e va modificata a forza di sottrazione per avvicinarla alla sua idea di
rappresentazione. Non c’è solo un ideale estetico dietro quest’operazione quanto una tensione
profonda verso un modello di vita. La sua personale ricerca di perfezione che coincide con la
conquista della levità.
Le donne ritratte sembrano suggerirci che si può vivere in modo delicato e inoffensivo, senza
lasciare impronte, senza provocare sofferenza. Così quei corpi, che talvolta prendono le sue
sembianze, sono sottili, diafani, quasi evanescenti, a tratti ridotti a vapore come annebbiati dal
respiro che si sofferma su un cristallo o nascosti da un telo come un cristo velato, ma non privi di
vita.
Silenzioso testimone di un vivere innocuo, il corpo, viene sottratto della materia organica nel
tentativo di cancellarne il dolore, immerso in un immaginario fiabesco privo di carne e di sostanza
morbosa, reso esangue e pallido nell’incarnato celeste da cui affiorano vermiglie tracce di flusso
vitale. Il rosso non è però mai sangue, celebra l’esistenza e il sentire attraverso i sensi: la bocca le
mani gli occhi, piccole vampe come stati di coscienza.
Un corpo con meno materia è per Rossella più vicino all’idea di spirituale, concetto che non ha
mai a che fare con una religione ma con la consapevolezza, con la libertà di pensiero, con la
capacità di sentire e di emozionarsi. La lieve figura che si manifesta talvolta come un sogno dai
contorni imprecisi e fluttuanti o diversamente serafica e composta nei panni e nelle movenze di
una vestale, ci invita ad una riflessione profonda che ci renda più consapevoli, e quindi liberi, sulla
possibilità di conquistare la leggerezza.
Divenire leggeri riguarda il rapporto con la natura nelle molte forme. Natura che ci viene offerta
allo sguardo in ogni rappresentazione, talvolta affidata a lunghe dita che la custodiscono come
una preghiera. Natura che si fa corpo nell’occhio seducente di cavallo, nella rotondità gravida del
melograno, nei racconti celati dallo sguardo di cane, nella radice che è sempre vita, nella
sapienza della tela di ragno, nell’intreccio di rovi che disegnano storie, nella meraviglia del volo,
nella levità della piuma raccolta dal vento. Natura che ci invita a desiderare un nuovo equilibrio
più consapevole, delicato come una lieve armonia.
(testo di Taryn Ferrentino)