Biografia
Utilizzo materiali di recupero o preziosi, oggetti piccoli o immagini, a volte appartenuti alla mia storia familiare proprio negli anni in cui in Europa nasceva l’Assemblage. Li incontro e li metto da parte, come sillabe o lettere di frasi che ancora non conosco. Gli oggetti ci parlano, allo stesso modo in cui le parole sono in grado di “toccarci”.
Scelgo strutture compositive modulari, come il respiro e il ritmo, e sfondi geometrici o a tinta unita, come le leggi che sovrastano relazioni e tempo. Mi interessa in particolare il colore, che rappresenta il momento emotivo, esclusivo di ciascuno.
Sono colpita dall’equilibrio che si può trovare fra oggetti, immagini e parole, una regia che sembra ricalcare tracce già esistenti, come in un sistema. Che mi riporta quindi all’armonia profonda fra il nostro proprio mondo, le persone e le cose e – in un gioco rigoroso che reclama tempo, silenzio ed elaborazione – ripulisce il mio sguardo su me stessa e sul mondo.