Biografia

Percorrere luoghi, farli propri con uno sguardo (che può essere tanto quello fotografico che quello immateriale del video), cercare un contatto fisico ed emotivo con lo spazio, risignificare il non luogo e il tempo anche solo con la propria presenza. Sembrano questi gli obiettivi del lavoro di Michela Pozzi, che si divide con calibrato equilibro fra la realizzazione di opere fotografiche e video, entrambi tesi ad affermare la valenza sentimentale ed esistenziale della realtà, tanto nello spazio quanto nella memoria.
Sono, infatti, veri e propri habitat sentimentali quelli che l’artista allestisce con cura scenografica in luoghi certo significativi ma spesso poco frequentati dalla società contemporanea. Lo sguardo fotografico attraversa così una serra agricola o il proscenio di un teatro, contempla lo spazio antistante a un’edicola religiosa così come una misteriosa apertura nella roccia, s’interroga sulle valenze fisiche e spirituali di un giardino o sulle atmosfere melanconiche di uno stagno. Tutti questi spazi sono egualmente ricreati ad arte da Michela Pozzi come piccoli microcosmi del sentimento, “aree temporanee” che estendono poeticamente le possibilità umane dell’abitare.