Biografia
Breve cv
Luciana Maini nasce a Comacchio, in provincia di Ferrara, nel 1973.
Diplomatasi all'Istituto d'Arte per il Mosaico di Ravenna, nel 1993, prosegue gli studi presso il Dams di Bologna. Si specializza, in seguito, nel restauro di terrecotte, affreschi e icone su legno e,
dopo aver partecipato ad un bando, promosso dal MIBACT, Maini viene regolarmente iscritta all'albo come "tecnico del restauro".
Nel 2010, dopo ,una interessante esperienza di insegnamento presso il Museo Archeologico di Damasco, decide di riprendere l'attività pittorica ( in verità mai totalmente abbandonata) per esprimere le suggestioni di luce e di colore accolte durante l'esperienza siriana.
Nel 2012 consegue una laurea in Conservazione dei Beni Culturali presso la Facoltà di Ravenna.
Ad oggi Luciana Maini prosegue la sua attività di restauratrice di Beni Culturali e, soprattutto, di pittrice e ritrattista, partecipando, inoltre, a molte apprezzate esposizioni artistiche, sia in Italia che all'estero.
Lo stile
L'incontro con il mosaico ed il restauro delle opere musive, avvenuto tra il 1992 ed il 1993 presso l' Istituto d'Arte di Ravenna definisce, sia culturalmente che deontologicamente il modus artistico e lavorativo di Luciana Maini. Le suggestioni e le vibrazioni trasmesse dai mosaici antichi e la creatività dirompente di quelli contemporanei emergono, ad oggi, in molti lavori dell'artista che, pur avendo preferito, in seguito, un linguaggio di stampo pittorico, conserva, nelle sue opere, le influenze estetiche assorbite nell'antica capitale dell'esarcato bizantino.
Dalla tessera al pointillisme
Nel 2010, nell'ambito di un progetto di una collaborazione culturale e artistica tra Italia e Siria, Luciana Maini si reca a Damasco per insegnare iconografia e restauro di icone ad un gruppo di restauratori siriani, presso il Museo Archeologico della città. Dopo tale esperienza, Luciana Maini decide di riproporre le suggestioni e le sensazioni coloristiche ivi assorbite, con una tecnica diversa da quelle sperimentate in precedenza: il pointillisme.
Dopo aver attentamente studiato la teoria del colore, alla base delle opere degli impressionisti, e le tecniche di Seurat, Previati e Segantini, Maini decide di “sostituire” la tessera con il “punto”. Nelle opere successive il 2010 il soggetto diviene totalmente secondario rispetto ad una tecnica che prevede la redazione delle immagini tramite l'uso di veri e propri “puntini” di colore.
Nella visione artistica di Luciana Maini, quindi, la realtà circostante diviene come parcellizzata; gli oggetti, le persone, gli animali, sono figure transitorie che attendono di disgregarsi e di ricomporsi all'infinito come a rappresentare l'eterno scontro tra Apollineo e Dionisiaco, tra Ordine e Disordine, tra Caos e Forma. Il fruitore, avvicinandosi all'opera, si rende conto che quanto aveva colto come unito, in verità è disgiunto, diviso, atomizzato; ogni minuscola particella, ogni singolo puntino diviene un'unità significa discreta, un'entità autonoma, pronta ad assumere qualsiasi immagine e forma.
Le opere di Luciana Maini quindi, sono un invito alla critica, una provocazione ad andare oltre le apparenze. Una sfida pericolosa, invero, giacché, come ebbe a scrivere Oscar Wilde:
“Coloro che scendono sotto la superficie lo fanno a loro rischio”.