Biografia
Nato a Monza nel 1951, dove vive e lavora, Ludovico Maria Gilberti è un attento fotografo, autore, artista e testimone per immagini dell’umanità. Le sue fotografie non sono documenti, né impressioni di viaggio, ma una vera e propria pittura creativa e ispirata.
Quella di Gilberti per la fotografia è una passione che nasce nel periodo universitario, quando praticava la pittura a olio, ma si interessava anche alla fotografia in bianco e nero e al relativo sviluppo. Era il tempo dell’irresistibile attrazione per le prime macchine fotografiche reflex SLR e dello sviluppo e stampa fatti da sé, condizioni irrinunciabili per tutta la sua generazione, influenzata dall’impatto epocale del film Blow Up di Antonioni del 1966 cui si deve il successo enorme della fotografia creativa e sperimentale di quegli anni.
In seguito, Gilberti viene folgorato dall'introduzione della tecnica digitale che ha eliminato le alchimie e la chimica dalla fotografia, ma gli consente di sperimentare la formula tecnologica per miscelare la sua passione pittorica con l’arte fotografica. Gilberti non ricorre all’elaborazione successiva delle immagini sul computer, ma sperimenta direttamente en plein air e crea le sue opere lavorando con tempi e diaframmi e gli altri accorgimenti tecnologici di cui sono dotate le macchine fotografiche attuali. La Canon è il suo pennello e l’immagine digitale la sua tela.
Gilberti sa percorrere la follia urbana di New York e le città della vecchia Europa, le maree dell’Oceano Indiano, il Kenya della savana e degli slum caotici e abusivi, come artista coinvolto e partecipe. Essere fotografo di viaggio o contrabbandare sentimenti non lo interessa. Dimostra, invece, il suo sforzo verso un’intima comprensione delle persone e delle scene che ritrae. Le sue opere sono il riflesso di un’emozione e il colore di un’opera d’arte, oltre a essere portatrici d’informazione.