Biografia
"L'arte è un viaggio antropologico attraverso l'immaginario."
Franz Chi nasce a Cittadella (PD) nel cuore dell'operoso Nord-Est nel 1970. Da autodidatta, si avvicina presto alla pittura ad olio sviluppando tematiche, vicine alla sensibilità surrealista. A vent'anni è vittima di un grave incidente stradale che lo costringe all'utilizzo di protesi artificiali. La sublimazione ed il superamento di quei momenti lo portano a realizzare le prime installazioni robotiche di ispirazione cyberpunk utilizzando oggetti di recupero assemblati tra loro senza l'ausilio di saldature. Si laurea in Scienze Politiche a Padova, con una tesi sociologica sulla Mitologia Classica e la sua interazione con la Pubblicità. Comincia la sua attività come ricercatore di marketing, poi docente e quindi Art Director e Copywriter in una piccola agenzia di Pubblicità con grossi clienti, appassionandolo alla computer grafica. Partecipa ad alcune mostre a Padova presso la Cattedrale dell'Ex Macello e nel 2003 viene invitato ad esporre presso la galleria Sekanina Larson di Ferrara nell'ambito della mostra “Bodly Erotic hybridization” con ospite speciale l'artista Orlan che poi non potrà esservi presente. Nel frattempo diventa free-lance e decide di sviluppare un suo sito web, che viene recensito da varie community internazionali e viene chiamato a partecipare al libro francese, con il supporto tecnico di Computer Art Magazine, “WorldWide Designers 2007” che riunisce i lavori di 140 artisti internazionali. Dopo una parentesi di un paio d'anni in una grossa Agenzia Pubblicitaria Milanese, come persuasore occulto, decide di tornare a vivere in campagna e riprende a dedicarsi all'assemblaggio ed alla scultura. Nel 2011 “scopre” la ceramica Raku ed approfondisce la modellazione e la tecnica di cottura Matt Naked.
CURIOSITÀ, PENSIERO, OSSERVAZIONE, DISASSEMBLAGGIO, RICOSTRUZIONE.
Lo studio dei Miti, come nostalgia delle origini, rimane impressa nel suo immaginario, poiché ricostruire quell'era può resuscitare parte del suo eccezionale potere creativo: esso ha quindi una valenza magica, ma un'intenzione pratica, rivolta al superamento dell'estraneità delle cose ed il recupero di quel rapporto diretto uomo/natura che la società dei consumi tende a rimuovere, spezzettando la vita nella fattualità del quotidiano. Il mito viene quindi inteso come funzione terapeutica e politica, rivolta al recupero del tempo storico. Come dice Baudrillard "Se la società dei consumi non produce più miti è perché essa è mito a se stessa...”, e questa perdita di coscienza del sé porta anche alla perdita del senso del tempo storico. Se in questa società il passato viene velocemente accantonato e il futuro mai lontanamente immaginato, ecco che il presente, scollegato dalla continuità temporale, ma sempre presente come costante, cerca la sua giustificazione in un passato semi-ignoto, reso così lontano da divenire sogno, o così vicino da confondersi con il tempo corrente. Questa critica alla società dei consumi di massa trova la sua espressione nelle tecniche usate, cioè la modellazione ed il ri-uso di materiali, stravolti dal punto di vista epistemologico, il loro riciclaggio e la loro reinterpretazione in stile Duchampiano. L'artista diventa un “sognonauta”, moderno antropologo e viaggiatore dell'immaginario, la cui ricerca della conoscenza consiste nel guardare gli oggetti da angolazioni non canoniche, dallo smontarli per capire come sono fatti e dal rimontarli e riassemblarli per riconoscerne la loro unicità e la loro bellezza svicolata dalla produzione industriale.