Questa volta Manuela Valentini intervista Laura Fanti, trentenne romana che lavora da dieci anni sia nel campo didattico sia nell'ambito critico/curatoriale. Ma guai a chiamarla curatrice!
pubblicato lunedì 26 agosto 2013
Laura, quanti anni hai e dove vivi?
«Sono nata sulle colline intorno a Roma trentotto anni fa, per sei anni ho vissuto nella capitale e poi sono fuggita. Negli ultimi dieci anni ho fatto la pendolare con Firenze e con Genova, città che considero la mia seconda casa. Da tre anni sono tornata sui colli».
Qual è il tuo percorso formativo?
«Ho studiato Lettere con indirizzo artistico alla Sapienza (passando prima per Lingue). Non volevo una tesi esclusivamente storico-artistica e il mio prof mi ha assegnato un lavoro dal taglio più critico e filosofico, che partisse dalla ricezione de La nascita della tragedia di Nietzsche nella pittura europea di fine XIX secolo, con incursioni nella letteratura e nelle teorie dell’epoca, analizzando le premesse di quello studio, come la filosofia di Schopenhauer e l’ancora poco nota Estetica del Brutto di Rosenkranz; un momento di rottura nella cultura europea, i cui esiti arrivano fino a noi. Un lavoraccio che non so se rifarei…follie dei vent’anni, ma mi ha allenata all’esercizio critico. Appena laureata mi sono subito iscritta al concorso per la triennale scuola di specializzazione in Storia dell’arte (scuola ora ridotta a un biennio scarno scarno). Passai l’esame anche a Siena, ma decisi di iscrivermi a Firenze dove ho approfondito argomenti di cui all’università non parlava nessuno, non solo restauro, museologia e fotografia, ma anche architettura contemporanea e archeologia industriale».
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