Il “Premio di Afrodite”è un concorso che interpreta le opere dell arte contemporanea sulla base delle operazioni analitiche, psicologiche, simboliche e spirituali codificate dagli artisti rinascimentali nel percorso di trasformazione della pulsione creativa (Arte Alchemica).
Il sentiero dell’Arte si distingueva dal processo di inibizione degli istinti contemplato dall’Alchimia religiosa per il fatto di originare dalle potenzialità dell’introversione psichica regressiva (la malinconia) di contenere gli istinti, moderare le pulsioni e “domare” la libido razionale (la Vergine doma l’unicorno).
La percezione introversa, trasmessa nel Medioevo dal modello religioso della Vergine, induceva la presa di coscienza della realtà psichica colpevole di generare caos, distruzione e violenza, ma ciò non era sufficiente a canalizzare la libido su una effettiva volontà di bontà, di bellezza e giustizia, ispirata più dalla filosofia neoplatonica che dalla morale cattolica.
L’archetipo della Vergine modellata dall’inconscio religioso è una funzione psicologica in grado di orientare i desideri verso i fini sociali, ma è stata l’emancipazione della psiche femminile dai legacci imposti dalla razionalità collettiva a far ri-nascere la “funzione simbolica”, definita da Jung come un apparato di conversione della libido egocentrica in consapevolezza di sè (funzione anima) e consapevolezza di relazione (funzione animus).
La funzione simbolica non origina da meccanismi di inibizione dell’energia sessuale-creativa, ma come risposta della psiche all’irruzione del demone Eros, per cui le sensazioni, le emozioni e i sentimenti generano fantasie, immagini e forme-pensiero (analogie, metafore ed allegorie) intrise dei simboli di trasformazione della pulsione erotica in desiderio di conoscere il volto dell’amore e, per esteso, il volto della verità.
Il processo di integrazione dei contenuti psichici potrebbe concludersi a questo punto se non fosse che l’archetipo di Afrodite, la divinità interiore che attiva le funzioni regolatrici e trascendenti della psiche, determini un ulteriore processo di sublimazione descritto con sapienza nella favola “Amore e Psiche” di Apuleio, più volte rappresentata dagli artisti del Rinascimento come modello di comprensione e illuminazione dell’iter alchemico.
Afrodite sottopone la principessa Psiche a quattro “prove mortali” allo scopo di attivare la metamorfosi della percezione inconscia attraverso le strutture della coscienza intuitiva in cui è possibile sperimentare la funzione trascendente, ovvero l’integrazione dei contenuti inconsci inibiti, oppure repressi e scartati dalla coscienza razionale dell’Io.
Solo se sottoposta a un certo grado di stress, l’introversione creativa delle emozioni diventa regressiva e illumina la “Melancholia” che ha in sè la “capacità allucinatoria di comprendere il senso profondo delle cose”.
Gli artisti-alchimisti del rinascimento differenziavano la funzione trascendente a seconda che la melancholia fosse causata dal conflitto psichico (funzione nigrescente), dal disagio emotivo (funzione rubescente) oppure dall’oscillazione dell’umore dovuto al sorgere di contenuti intuitivi (funzione albescente).
Ogni qualvolta la funzione sublima le emozioni del cuore iniziano ad emergere i prodotti caratteristici della fantasia, dell’immaginazione e dell’ispirazione creativa che descrivono il progressivo dispiegamento della funzione trascendente attraverso le facoltà creative e cognitive dei due emisferi cerebrali. Secondo la moderna neuroscienza l’intero fenomeno biochichico di trasferimento delle sollecitazione psichiche, sensoriali e intuitive in immagini avviene nelle tre ghiandole che formano il sistema limbico: l’amigdala, l’ipotalamo e il talamo. Tale processo, stimolando la sensibilità alle variazione di intensità, ampiezza e modulazione delle frequenze di luce (luminescenza), rappresenta il fondamento dell’Arte di Afrodite che afferma così quella singolarità di ogni esperienza percettiva che consente al cuore di trovare l’ “intimità” con ogni evento particolare in un cosmo pluralistico.
Ogni artista dispiega inizialmente la propria specifica “funzione trascendente” secondo linee di sviluppo che dipendono dalle esperienze personali, per poi confluire in un universale percorso di esperienza della percezione simbolica che conduce alla visione del Sè Testimone (l’Elixir) in cui diventa attiva la funzione supercosciente (la Pietra filosofale).
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