“Ho cominciato sin da piccola a disegnare volti in maniera ossessiva, tutti i personaggi che vedete nei miei dipinti sono realmente esistenti, amici e gente che ho incontrato nel cammino . Nasco come ritrattista ma tramite le persone che mi circondano voglio raccontare i nostri tempi e la mia generazione, rivelandoli attraverso il potere della fantasia, della metafora e dei simboli: il culto dell'apparenza, l'arroganza, il crollo degli ideali, la decadenza della nostra cultura occidentale che oramai è un potere capitalisticamente parlando e non solo, al declino.
Ho inoltre da sempre indirizzato un particolare interesse per l’ approfondimento dei vari stadi della condizione umana, del disagio psicologico del quale io stessa a volte sono stata affetta, divorando saggi di psicanalisi e criminologia senza mai dimenticare il romanzo d’avventura ed esplorando nella vita vera la “strada” anche nei suoi lati più marginali. Nella mia ricerca sono arrivata a sconfinare nei meandri del fachirismo e al pormi spesso la domanda su come affrontare il dolore in ogni sua forma.
Amo i riferimenti all'antichità ed alla tradizione della mia cultura di appartenenza, forse anche per il peso storico ed intellettuale che ha avuto la mia famiglia in passato e sono fgilia di un mondo morente : aristocrazia istriana decadente che per i suoi ideali umani ha rinunciato a tutto, ma non alla dignità. Questi riferimenti di cui parlo vengono decontestualizzati e rifatti vivere in una nuova forma .
A livello tecnico pittorico emerge dai miei dipinti una matrice di studio del disegno classica ed accademica, la quale però si nasconde e deride, viene nascosta e derisa, oppure fa capolino dispettosa :-...surrealismo, realismo, iper realismo, grottesco: tutto naufraga tentando di definire quello che Nike fa . Ecco, il suo pennello è il naufragio degli stili già esistenti...- commenta Giuseppe D’Aura.
La sola pittura però mi lasciava un senso di insazietà, la mia curiosità mi ha spinto ad addentrarmi ulteriormente in ignoti lidi e voler utlizzare altri mezzi per dare diverse forme ed interpretazioni a pensieri medesimi. Ho difficoltà a capire chi vuole suddividere, dividere le varie categorie artistiche come se ognuna fosse a se stante: alla fine cambiano i mezzi ma i concetti espressi sono gli stessi, quindi perché non lasciare che interagiscano fra loro, alimentandosi a vicenda?
Ho cominciato a desiderare che i miei quadri vivessero e sono sempre stata affascinata dal concetto di “tableau vivant”, mentre da anni gioco col concetto di cornice collegato al quadro (in genere è ella stessa dipinta nell'opera) , così come anche il frame nelle mie pseudo-fotografie (dipinti) : ora vedo emigrare il quadro uscendo dalla tela e portandosi naturalmente dietro la sua cornice fittizia per dare vita a delle installazioni umane. Ed è esattamente questo su cui lavorerò d’ora innanzi: i miei tableaux vivants saranno un continuo divenire e faranno l’occhiolino alla poetica estetica dei miei quadri.
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