Uno degli artisti più significativi è Roman Opalka, artista di origine polacca, che nel 1965 inaugurò il suo progetto di vita “Opalka 1965/1-∞”, un lavoro con il quale l’artista ha dedicato la sua esistenza nel tentativo di intrappolare lo scorrere del tempo.
Un processo affascinante che consiste nel dipingere su tele di dimensioni sempre uguali 196x135 cm (la dimensione della porta del suo studio), con il colore bianco la numerazione progressiva crescente di numeri razionali interi dal numero 1, all’infinito.
Opalka intravedeva la grandezza del lavoro che aveva deciso di intraprendere ma
non poteva comprenderne le reali dimensioni e sfaccettature, né poteva immaginarne i risvolti teoretici e tutta la serie di esperienze emozionali che ne sarebbero derivati. Era affascinato e spaventato dall’immensità del compito che si era prefissato e soprattutto dalla necessità di portarlo avanti veramente fino alla fine dei suoi giorni, portandolo ad aggiungere altre caratteristiche all’intera opera.
Il progetto di Opalka sarebbe forse stato forte anche se fosse rimasto solo una teoria o se fosse stato sviluppato solo come progetto di opera d’arte; ciò nonostante solo nella sua reale attuazione e nel portarlo avanti, davvero, fino alla morte dell’autore, esso avrebbe veramente potuto compiersi.
Il Progetto ha tante ramificazioni in relazione con l’arte e soprattutto con la vita, perchè mai prima di allora nella storia dell’arte e in modo così assoluto e definitivo, la vita è diventata il lavoro e il lavoro è diventato vita.
È curioso leggere le parole dello stesso Opalka che ricorda le prime emozioni nell’approccio del suo progetto; la sua consapevolezza dell’identità dialettica tra la sua arte e la sua vita che si sarebbe creata era così forte che per poco la sua opera non si concluse poco dopo il suo inizio, addirittura in concomitanza con il primo Détail.
La tensione emotiva si era fatta così potente che ne derivò una aritmia cardiaca che lo costrinse in ospedale per un mese intero prima che potesse riprendere il suo lavoro.
“Ero come un bambino, esaltato dalla tensione emotiva per imparare a camminare e fare i primi passi; Era così difficile non cadere, e cadere tanto più a causa del sforzo. Poi guadagnai la sicurezza e senza pensare cominciai a camminare in giro con la mia mente verso altri fronti. Il fatto di persistere nel mio lavoro ha avuto lo stesso effetto liberatorio.”
Roman Opalka
Succesivamente alla superficie di fondo, inizialmente nera, Opalka aggiunge a ogni nuova tela un centesimo di bianco, così che con il fluire dei giorni, si ha l’impressione che i numeri, scritti dall’angolo in alto a sinistra verso destra, si confondano a poco a poco con lo schiarire delle tele. Terminato ogni quadro, ognuno chiamato Détail, la numerazione prosegue su un’altra tela. Dal 1972 introduce una variante al suo rituale: ogni sera, a fine lavoro, scatta un autoritratto fotografico in bianco e nero,
sempre alla stessa distanza dall’obiettivo, nella stessa posizione, con la stessa espressione, e un registratore fissa la sua voce mentre pronuncia i numeri dipinti.
Al progressivo sbiadire delle tele (per la quantità sempre maggiore di bianco posto sullo sfondo) corrisponde lo sbiadire di un volto scavato e logorato dalla vecchiaia.
Opalka negli ultimi anni della sua vita ha raggiunto l’obbiettivo di dipingere in bianco sul bianco da lui chiamato “Mérite blanc”(bianco meritata) e di arrivare a contare l’infinito, cosa di per sè impossibilie perché se nella pittura dello sfondo c’è anche solo un’infinitesimale quantità di nero, questa potrà essere diluita, ma sarà sempre presente, per non parlare della probabilità di riuscire a contare fino all’infinito. Questi limiti fanno parte del lavoro stesso, primo fra tutti la morte che lo giustifica e lo rende così eclatante.
Durante l’esposizione al Guggenheim di Venezia di un suo Détail fu confrontato con il quadro Le Dame Veneziane di Carpaccio. Entrambi i quadri rappresentano l’attesa, il tempo dell’attesa; in rapporto su due diverse maniere di rappresentare il tempo irreversibile della pittura. Poco dopo l’artista venne a mancare concludendo cosi la sua immensa opera, “Opalka 1965/1-5607249”.
L’artista polacco ha influenzato molto il mio progetto artistico.
È riuscito a stabilire una precisione quasi matematica nel suo progetto e ha continuato per anni e anni ad estendere il concetto del tempo e della vita, rappresentadola in tante sfumature.
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