Ventitre01 intervista Federico Pisciotta
24 June 2014
Uno dei più interessanti pittori italiani, tra figurazione e neopop, metafisica e avanguardia, declinate nella più assoluta contemporaneità. Un'intervista completa ed esauriente che permette di approfondirne scelte stilistiche, teoria e pratica artistica.

Come definirebbe il suo percorso artistico?

Come una continua ricerca del bello anche dove non te lo aspetteresti mai. Un lungo viaggio ritratto su quei supporti che lasciano oggi una traccia tangibile del mio mondo interiore fatto di simboli e allegorie. Un percorso pittorico di oltre trent’anni che mi ha dato grandi soddisfazioni e che spero abbia il futuro per il quale ho scelto di creare tutto questo.

Come è possibile descrivere il panorama artistico attuale? La pluralità di forme e la commistione di linguaggi rappresentano un aspetto da valorizzare o un elemento disturbante nella definizione della propria identità artistica?

Un caos irrefrenabile in continua ed eterna evoluzione. Ed è proprio questo nuovo aspetto claustrofobico a dettare spesso i parametri soggettivi della ricerca artistica contemporanea che si avvale di nuove tecnologie e medium di comunicazione all’avanguardia. Sono però tutt’altro che disturbanti. Credo che la molteplicità dei nuovi linguaggi espressivi rafforzi il lavoro dell’artista stimolandolo alla ricerca di quella personale originalità comunicativa, da molti rincorsa, che definisce la propria identità stilistica.

Il progetto, l’idea, vengono prima dell’opera o si sviluppano intorno ad essa?

Non sempre è così facile seguire una metodica prestabilita quando si tratta di creare un’opera d’arte. Molto spesso, almeno per quanto mi riguarda, la fase progettuale del lavoro assume un ruolo fondamentale nell’ideazione e nella costruzione spaziale dell’opera anche se poi, al momento dell’esecuzione, può anche verificarsi un totale stravolgimento dovuto magari alla tecnica adottata o alla casualità. Quest’ultima contribuisce a catalizzare la partecipazione emotiva dell’artista nei confronti dell’opera stessa, tanto da conferirle quella rara espressività che andiamo volutamente e continuamente ricercando.

Qual è la sua visione del mercato dell’arte? Considera importante conoscerne le dinamiche?

Pessima. Al di là della crisi economica mondiale l’Italia è sicuramente il paese che scoraggia più di ogni altro la produzione artistica nazionale per l’atteggiamento fiscale adottato nei confronti del mercato dell’arte. Iva e tasse hanno fortemente indebolito i rapporti tra artisti e gallerie ormai costrette a chiudere i battenti perché considerate botteghe di lusso anziché luoghi di cultura. E’ uno dei motivi per cui si è in cerca di strade alternative, solitamente via web, dedicate esclusivamente alla promozione dell’arte a livello internazionale.

Qual è il suo rapporto con il pubblico?

Lo considero la fase finale dell’opera, la più importante. E’ il giorno del giudizio. Solitamente aspetto che sia proprio il pubblico a scegliere la chiave di lettura guidato dalle proprie impressioni, dalla propria cultura e dalla propria immaginazione. Attraverso la critica spontanea dell’osservatore curioso riesco a capire se il mio lavoro è giunto ad un buon punto o se, addirittura, ha superato le mie aspettative.

Come sviluppa il suo lavoro?

Sulla base di molti disegni ed elaborazioni di pensiero. Ho bisogno di lunghi periodi di riflessione prima di mettermi all’opera. Dopo aver pianificato un progetto di lavoro e dopo aver selezionato quelli che saranno i protagonisti principali di una lunga serie di opere, passo alla fase esecutiva. Comincio a sfogarmi sulle tele per “raccontare” l’immediatezza di quel brivido che ti scorre sulla schiena attraverso l’uso di un elemento per me assolutamente indispensabile: il colore.

Quali tecniche ritiene di maggior interesse?

Da molti anni ormai utilizzo tecniche miste su svariati supporti, anche alternativi. Durante l’esecuzione di queste tecniche scopro sempre nuovi effetti materici dovuti proprio alla casualità del procedimento pittorico adottato. Lo trovo assolutamente compatibile con il mio istinto creativo in cerca di un “ibrido” tra figurazione ed action painting difficilmente abituati a coesistere.

Quali artisti contemporanei apprezza e/o considera vicini alla propria ispirazione?

Difficile a dirsi. In tutta la mia esperienza pittorica ho guardato a grandi maestri del passato e del presente. Ora sono in cerca di un connubio tra Sartorio, Boldini, Thiebaud e Pollock in un contesto contemporaneo post moderno ossessionato da internet. Penso che se solo guardassimo al panorama artistico internazionale nella sua totalità, fatto di coabitazioni e nuove prese di posizione nei confronti dell’arte stessa, ci accorgeremmo che al di là dei medium utilizzati vige un solo fattore comune: la rivisitazione.

Tecnologia, tecniche tradizionali, creatività, progettualità, importanza del soggetto. Come ha definito la propria cifra stilistica?

Cerco sempre di attirare l’attenzione dello spettatore attraverso l’interposizione di elementi facilmente riconoscibili e apparentemente familiari “ibridandoli” in uno spazio invisibile e atemporale fatto di sola materia pittorica. L’opera deve invitare l’osservatore a riflettere sulla collocazione, a volte improbabile, degli oggetti che solitamente ritraggo in versione macroscopica e che nascondono le sofferenze dell’uomo mimetizzate da una abbondante dose di ironia. Una nuova figurazione in chiave neo-pop che “racconta” una semplice quotidianità, fatta di misteri insoluti e introspezioni, alterata dalla forza d’urto del colore che inganna profonde emozioni.

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