L'ingannevole deformazione del tempo - Personale di Filippo M. Prandi (recensione)
22 March 2015
ATTO I – La preparazione

Chiudete gli occhi. Sgombrate la mente da ogni pensiero. Fatto? Bene, siete invitati a vivere un esperienza unica nel suo genere, perché quello che andrete a vedere è pura magia. E, che ci crediate o no, questa magia è generata da una normale macchina fotografica, che con un semplice click è in grado di far vivere la temibile - o lascio scegliere voi il termine più giusto - paura ancestrale che ognuno di noi ha avuto da bambino: l’apparizione dei fantasmi.

Perché Filippo M. Prandi, da bravo prestigiatore, ci fa rivivere quei momenti che da bambini abbiamo sempre temuto, o sfidato, da bravi temerari. Luce, forma e colore. Sono questi gli ingredienti principali della tecnica del Prandi, capace di riportare in vita quelle manifestazioni che ad occhio nudo nessuno sarebbe in grado di vedere. Tutto merito della sua macchina fotografica e del Light Painting, che ci fanno scoprire storie di fantasmi impregnati della vita sociale e pubblica della sfolgorante New York. Persone che nella loro apparizioni sono portatori di messaggi che li fanno rivivere, come se le loro anime ritornassero attraverso la macchina fotografica per guardarsi, compiacersi, criticarsi, come se avessero lasciato delle faccende in sospeso. Sono donne e uomini che vivono questa loro trasformazione – l’assenza di un corpo - quasi come se stessero evaporando, con una leggerezza che Prandi riesce ad immortalare con lo scatto fuggente del suo indice. Anime carnali, che si specchiano e si cibano del loro passato di uomini e donne reali.

ATTO II – Il delirio

Adesso arriva il momento che tutti aspettavano, quello in cui ogni spettatore che assiste ad un gioco di prestigio dice: “ Bene, dove sta il trucco”? Ed è qui che l’artista vuole arrivare, è qui che si mostrano le carte, quando sotto ad ogni fotografia riusciamo a trovare i negativi, a dimostrazione che non c’è trucco e non c’è inganno. Photoshop questa volta ha perso per l’arte, per il volere di un artista demiurgo che è riuscito a far partorire dall’oscurità di una cameretta la magia, quella vera, quella che ci manda in delirio ogni volta che il prestigiatore alza le mani e il pubblico applaude.

ATTO III- Conclusione o inizio del gioco?

Prandi, intriso dei racconti di Edgar Allan Poe , matura sempre più il suo essere artista portando al massimo le sue idee e i suoi concetti. Studia, si documenta, esplora: non è mai sazio di sperimentare, vuole lasciare un segno nella storia della fotografia. Le sue foto devono esplodere di carica propria, vuole portare all’estremo piacere questa trasformazione.

L’artista fa cadere ogni muro della barriera spazio temporale, riportando i suoi temi preferiti nelle sue Light Painted, la figura del doppio e dello specchio che si materializzano davanti ai nostri occhi, in contrasto con questo mondo pieno di congetture, troppo bigotto per poter riformulare da sé una nuova concezione di vita fatta di carne che trasuda di idee e libera da ogni regola. Perché le regole non sempre ci fanno sentire a nostro agio anzi, ci limitano nel vivere quell’ istante che per Prandi è il senso della vita stessa, quel tutto chiamato prestigio dove succede l'inaspettato, dove si vede qualcosa che non si era mai visto prima. Tutto grazie ad un click.


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