E’ stato il padre Luigi a trasmettere i primi rudimenti e la passione per l’arte al figlio Salvatore Capossela.
Luigi Capossela, di origini campane, divenne noto nell’entroterra avellinese soprattutto come riproduttore appassionato di dipinti storici e di raffigurazioni dei paesaggi tipici dell’Irpinia.
Tra le numerose esposizioni alcune, particolarmente apprezzate, furono dedicate al terremoto del 1980. Luigi Capossela coinvolse il figlio Salvatore fin dall’infanzia, portandolo ad associare la pittura ad uno stato di armonia interiore che permette di creare con naturalezza un collegamento tra istinto e manualità. Per Salvatore la pittura è introspezione, consente l’affiorare di emozioni e stati d’animo che producono energia espressa sulla tela tramite il colore.
Salvatore Capossela nasce il 27 ottobre 1967 al Vomero (Napoli). Dopo pochi mesi con la sua famiglia si stabilisce a Trento, mantenendo però legami molto forti con la terra d’origine. Sin da bambino vive l’arte figurativa come il linguaggio che racconta la sua quotidianità. Alla fine degli anni ’80 incomincia a riprodurre i quadri di suo padre, prima utilizzando pastelli e successivamente dipingendo ad olio. Questo periodo rappresenta una sorta di addestramento durante il quale studia il realismo, affinando le proprie capacità. La versatilità, una delle sue caratteristiche peculiari, lo porta alla sperimentazione di nuove tecniche, alla ricerca del proprio stile. Tra il 1994-1995 scopre la pittura su vetro: tecnica complessa anche perché il soggetto viene dipinto sul retro. L’opera viene realizzata con le mani, senza l’ausilio di guanti né pennelli. I dipinti acquistano bellezza e pregio per la luminosità e la brillantezza che la superficie lucida del vetro crea. Nel contempo l’uso di cromaticità ardite e sfumature accese assegna ai soggetti dipinti particolare intensità. Successivamente cerca di riprodurre su tela le cromaticità realizzate su vetro: nascono così cieli macchiati di colori vivaci ed estemporanei, personaggi circondati da pennellate consapevoli, variopinte, quasi volendo dare al soggetto un’aura allegra e drammatica allo stesso tempo, piena di colori, carica di emozioni. Nasce poi il quadrettato, effetto cromatico dei contorni ripresi più volte in una concentricità di linee in movimento verso un ipotetico punto centrale.
Capossela inizia ad esporre dai primi anni Novanta in città ed in provincia. Confrontarsi con la realtà espositiva è fonte di nuovi stimoli e rappresenta una sfida verso se stesso, nel cercare soluzioni pittoriche valide ed alternative. Cresce così la passione per l’arte, che lo porta anche a svincolarsi dall’”obbligo” degli standard: è una fede, espressione intima che esula da convenzioni e stili predefiniti. Con umiltà e caparbietà nel credere in ciò che realizza, l’artista, attraverso diversi canali, riesce a conquistare un proprio pubblico. L’autore ritrae paesaggi montani, marittimi, nature morte, città, personaggi e animali con il tratto libero e istintivo, ingenuità e naturalezza.
Ritrarre la città nei suoi angoli più suggestivi gli vale la nomea “il pittore degli scorci di Trento”: piazza Duomo, Casa Rella ed altri luoghi vengono catturati nelle loro gradazioni di luci e colori che li rendono incredibilmente pittorici. La quotidianità trentina viene ritratta in atmosfere di spiritualità, poesia, a tratti fiaba.
Successivamente Capossela si cimenta in esperienze nuove ed interessanti. Ha l’occasione di partecipare ad una puntata di Buona domenica dove presenta la sua tecnica su vetro.
Elabora poi diverse scenografie per spettacoli teatrali curati da Angelo Branduardi e da Fausto Bonfanti. Lavorare a fianco di artisti e di attori, che vivono la recitazione come Capossela vive l’arte, rappresenta un insegnamento umano ed artistico di condivisione, esaltando la passione per l’arte intesa come forma di espressione di “alti pensieri”. Tecnicamente quest’esperienza dà all’artista l’opportunità di dipingere su superfici molto ampie, affrontando un nuovo tipo di difficoltà. Nel marzo del 2000 inaugura un atélier in via Malpaga a Trento.
L’esperienza, pur impegnativa, risulta valida. L’artista si fa conoscere in Italia e all’estero. L’atélier diventa anche un luogo di confronto con chi ama la sua arte. Quest’esperienza si conclude nel 2004.
Dopo due anni di riflessione, nel 2007 riprende a dipingere con nuova energia e consapevolezza. Capossela sceglie l’arte strada come luogo privilegiato di confronto e continuo stimolo creativo. Il rapporto con la gente lo appaga, lo gratifica e rappresenta una fonte inesauribile di ispirazione.
Capossela, con la bella stagione, espone dal martedì al venerdì, in via Oss Mazzurana dalle 10.30 alle 11.30.
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Luigi Capossela, di origini campane, divenne noto nell’entroterra avellinese soprattutto come riproduttore appassionato di dipinti storici e di raffigurazioni dei paesaggi tipici dell’Irpinia.
Tra le numerose esposizioni alcune, particolarmente apprezzate, furono dedicate al terremoto del 1980. Luigi Capossela coinvolse il figlio Salvatore fin dall’infanzia, portandolo ad associare la pittura ad uno stato di armonia interiore che permette di creare con naturalezza un collegamento tra istinto e manualità. Per Salvatore la pittura è introspezione, consente l’affiorare di emozioni e stati d’animo che producono energia espressa sulla tela tramite il colore.
Salvatore Capossela nasce il 27 ottobre 1967 al Vomero (Napoli). Dopo pochi mesi con la sua famiglia si stabilisce a Trento, mantenendo però legami molto forti con la terra d’origine. Sin da bambino vive l’arte figurativa come il linguaggio che racconta la sua quotidianità. Alla fine degli anni ’80 incomincia a riprodurre i quadri di suo padre, prima utilizzando pastelli e successivamente dipingendo ad olio. Questo periodo rappresenta una sorta di addestramento durante il quale studia il realismo, affinando le proprie capacità. La versatilità, una delle sue caratteristiche peculiari, lo porta alla sperimentazione di nuove tecniche, alla ricerca del proprio stile. Tra il 1994-1995 scopre la pittura su vetro: tecnica complessa anche perché il soggetto viene dipinto sul retro. L’opera viene realizzata con le mani, senza l’ausilio di guanti né pennelli. I dipinti acquistano bellezza e pregio per la luminosità e la brillantezza che la superficie lucida del vetro crea. Nel contempo l’uso di cromaticità ardite e sfumature accese assegna ai soggetti dipinti particolare intensità. Successivamente cerca di riprodurre su tela le cromaticità realizzate su vetro: nascono così cieli macchiati di colori vivaci ed estemporanei, personaggi circondati da pennellate consapevoli, variopinte, quasi volendo dare al soggetto un’aura allegra e drammatica allo stesso tempo, piena di colori, carica di emozioni. Nasce poi il quadrettato, effetto cromatico dei contorni ripresi più volte in una concentricità di linee in movimento verso un ipotetico punto centrale.
Capossela inizia ad esporre dai primi anni Novanta in città ed in provincia. Confrontarsi con la realtà espositiva è fonte di nuovi stimoli e rappresenta una sfida verso se stesso, nel cercare soluzioni pittoriche valide ed alternative. Cresce così la passione per l’arte, che lo porta anche a svincolarsi dall’”obbligo” degli standard: è una fede, espressione intima che esula da convenzioni e stili predefiniti. Con umiltà e caparbietà nel credere in ciò che realizza, l’artista, attraverso diversi canali, riesce a conquistare un proprio pubblico. L’autore ritrae paesaggi montani, marittimi, nature morte, città, personaggi e animali con il tratto libero e istintivo, ingenuità e naturalezza.
Ritrarre la città nei suoi angoli più suggestivi gli vale la nomea “il pittore degli scorci di Trento”: piazza Duomo, Casa Rella ed altri luoghi vengono catturati nelle loro gradazioni di luci e colori che li rendono incredibilmente pittorici. La quotidianità trentina viene ritratta in atmosfere di spiritualità, poesia, a tratti fiaba.
Successivamente Capossela si cimenta in esperienze nuove ed interessanti. Ha l’occasione di partecipare ad una puntata di Buona domenica dove presenta la sua tecnica su vetro.
Elabora poi diverse scenografie per spettacoli teatrali curati da Angelo Branduardi e da Fausto Bonfanti. Lavorare a fianco di artisti e di attori, che vivono la recitazione come Capossela vive l’arte, rappresenta un insegnamento umano ed artistico di condivisione, esaltando la passione per l’arte intesa come forma di espressione di “alti pensieri”. Tecnicamente quest’esperienza dà all’artista l’opportunità di dipingere su superfici molto ampie, affrontando un nuovo tipo di difficoltà. Nel marzo del 2000 inaugura un atélier in via Malpaga a Trento.
L’esperienza, pur impegnativa, risulta valida. L’artista si fa conoscere in Italia e all’estero. L’atélier diventa anche un luogo di confronto con chi ama la sua arte. Quest’esperienza si conclude nel 2004.
Dopo due anni di riflessione, nel 2007 riprende a dipingere con nuova energia e consapevolezza. Capossela sceglie l’arte strada come luogo privilegiato di confronto e continuo stimolo creativo. Il rapporto con la gente lo appaga, lo gratifica e rappresenta una fonte inesauribile di ispirazione.
Capossela, con la bella stagione, espone dal martedì al venerdì, in via Oss Mazzurana dalle 10.30 alle 11.30.
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