Un cuore può essere spezzato ma può anche essere composto, ricomposto, protetto; basta assumersi l'impegno di prendersene cura. Un messaggio etico, un monito per sé stesso e per gli altri, suggerito nello stile di Cavalli: con delicatezza, leggerezza, ironia. La sua fervida immaginazione lo porta a selezionare gli elementi più disparati: lampadine in frantumi, cocci di tazze, soffici calzini a righe e a pois, ritagli di carta, scampoli di tessuto, sassi, ingranaggi, nastri colorati, tubetti di colore...oggetti che si incontrano e che nel momento in cui si congiungono assumono un'identità nuova, diventano parte di un tutto, rinascono a nuova vita. Le mani che li hanno raccolti, raggruppati, adagiati e disposti si accingono a nuovi gesti: i cuori vengono infatti fotografati frontalmente e le stampe vengono poi inserite in cornici tridimensionali che contengono, oltre alla fotografia, uno o più oggetti della composizione stessa, in un gioco di rimandi temporali. Sono ricordi personali eppure ci sembrano familiari, si affacciano alla nostra coscienza trasportandoci in un altrove che non è più loro ma nostro. Quale senso della vita vogliono raffigurare? Ancora una volta l'artista suggerisce una chiave di lettura che si presenta come una risposta ma, al contrario, stimola domande e provoca dubbi: il titolo è spesso spiazzante, se pur accattivante. Il tema è quasi sempre evocativo, si ricollega a dinamiche psicologiche, gioca sulle analogie tra le forme e le parole che sono scelte con cura, creando un ritmo musicale breve e incalzante. Il testo del lettering è tracciato a mano libera, con la sinistra ed appare quindi incerto, vagamente infantile. Ci piace pensare che questa scelta espressiva sia un ulteriore invito ad abbandonarci con naturalezza alle nostre fragilità e alle nostre insicurezze, a riconoscere nelle ferite e nelle cicatrici che portiamo sul cuore il segno della nostra crescita personale. Ci piace anche pensare che il riferimento all'epoca dell'infanzia sia un appello a quella parte più vera e spontanea di noi, la più profonda, la più segreta, quella che abbiamo sepolto sotto il peso delle abitudini e delle convenzioni sociali. Per concederle, per concederci, una seconda occasione.
Un cuore può essere spezzato ma può anche essere composto, ricomposto, protetto; basta assumersi l'impegno di prendersene cura. Un messaggio etico, un monito per sé stesso e per gli altri, suggerito nello stile di Cavalli: con delicatezza, leggerezza, ironia. La sua fervida immaginazione lo porta a selezionare gli elementi più disparati: lampadine in frantumi, cocci di tazze, soffici calzini a righe e a pois, ritagli di carta, scampoli di tessuto, sassi, ingranaggi, nastri colorati, tubetti di colore...oggetti che si incontrano e che nel momento in cui si congiungono assumono un'identità nuova, diventano parte di un tutto, rinascono a nuova vita. Le mani che li hanno raccolti, raggruppati, adagiati e disposti si accingono a nuovi gesti: i cuori vengono infatti fotografati frontalmente e le stampe vengono poi inserite in cornici tridimensionali che contengono, oltre alla fotografia, uno o più oggetti della composizione stessa, in un gioco di rimandi temporali. Sono ricordi personali eppure ci sembrano familiari, si affacciano alla nostra coscienza trasportandoci in un altrove che non è più loro ma nostro. Quale senso della vita vogliono raffigurare? Ancora una volta l'artista suggerisce una chiave di lettura che si presenta come una risposta ma, al contrario, stimola domande e provoca dubbi: il titolo è spesso spiazzante, se pur accattivante. Il tema è quasi sempre evocativo, si ricollega a dinamiche psicologiche, gioca sulle analogie tra le forme e le parole che sono scelte con cura, creando un ritmo musicale breve e incalzante. Il testo del lettering è tracciato a mano libera, con la sinistra ed appare quindi incerto, vagamente infantile. Ci piace pensare che questa scelta espressiva sia un ulteriore invito ad abbandonarci con naturalezza alle nostre fragilità e alle nostre insicurezze, a riconoscere nelle ferite e nelle cicatrici che portiamo sul cuore il segno della nostra crescita personale. Ci piace anche pensare che il riferimento all'epoca dell'infanzia sia un appello a quella parte più vera e spontanea di noi, la più profonda, la più segreta, quella che abbiamo sepolto sotto il peso delle abitudini e delle convenzioni sociali. Per concederle, per concederci, una seconda occasione.
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