Frammenti- Memorie
Mostre, Messina, 29 May 2008
FRAMMENTI-MEMORIE
Lo scorrere del tempo consuma i colori, le superfici, le immagini.
Le epoche hanno ormai abraso i muri.
Su vecchie pareti, frammenti di icone, superstiti dei secoli, rimangono tenacemente ancorate all’intonaco.
In una gara senza fine, oblio e memoria si contendono il presente rubando o preservando tracce umane.
Tanina Cuccia ascolta il tempo, ne contempla lo scorrere lento e vorace. Le sue icone sacre sono da esso sfaldate, consunte, rarefatte. Immagini tangibili e simboli si fondono su superfici ormai rovinate abbracciando la stessa sorte. Eppure, tra tanta rovina, l’immagine mantiene intatta il suo vigore, la sua sacralità. Tuttavia il sacro è “scarnificato”, ammalato, quasi come fosse stato un fiore distrutto dalla gente per cercarne la fonte del profumo. Ora bisogna prendersene cura, accudirlo amorevolmente affinché non peggiori.
Apparizioni provenienti da altre epoche e culture, le sante di Tanina Cuccia offrono allo spettatore un silenzio carico di spiritualità.
L’icona è stata stravolta dall’artista, consunta. Il santo guerriero è stato lacerato, ma non sconfitto.
Su antichi muri, il senso del sacro si rarefà lentamente.
I frammenti di Tanina Cuccia, così come i dipinti, sono trasposizioni immaginarie ed elaborazioni concettuali di antiche icone, epifanie di un mondo in via di distruzione ma tenacemente ancorato al presente.
L’origine Arbëreshë di Tanina e il suo passato di pittrice di icone hanno influito molto sulla sua formazione d’artista contemporanea. Il legame tra passato e presente è una costante del suo lavoro così come la presenza di figure sacre. Ma il suo lavoro va oltre la rappresentazione classica dell’icona bizantina. Lei le icone le ha studiate, restaurate, ne ha analizzato la materia, le ha “scavate” e “scoperte” in ogni singolo elemento e ne ha fatto simbolo della contemporaneità.
Nelle sue opere, l’ocra, il rosso, il blu lapislazzulo, il rame ossidato (dalla preziosità ormai consunta) si contendono la scena così come gli sguardi lontani e tristi (ma al contempo gentili) dei santi, persi nel vuoto della contemplazione, quasi consci della loro condizione precaria.
L’icona di Tanina Cuccia è la rappresentazione non solo dello sfaldamento del concetto stesso del sacro ma è anche la raffigurazione pittorica della condizione umana.
In un epoca in cui ogni certezza è messa quotidianamente a dura prova e in cui il nostro animo si trova dibattuto tra stimoli e “chiamate” differenti, noi stessi siamo frammenti. Frammenti di ciò che siamo, di ciò che avremmo voluto essere. Deboli strati pittorici attaccati a quell’unico pezzo di intonaco sopravvissuto alle guerre, al tempo, all’umidità che ammorbidisce e sfalda finanche la nostra sinopia.
Non carta giapponese, per frenare il distacco dei frammenti, ma strisce di giornali, quasi fossero cime gettate dall’artista, all’immagine e a se stessa, per impedirne il naufragio mnemonico.
Angeli, santi, Madonne col Bambino sono lo specchio che ci permette di guardare dentro le nostre anime tormentate, contemplando un mondo aureo che ogni giorno si fa sempre più lontano. Il tempo passa e noi assistiamo inerti al nostro sfaldamento limitandoci a sognare l’avvento di un’epoca differente in cui ogni cosa riacquisti il suo primigenio valore.

Isola delle femmine, aprile 2010 Vinny Scorsone

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