Detto ciò, cos’altro può voler dire “curare una mostra” se non accudire l’artista, prendersi cura del suo operato ed esporlo al pubblico meglio di come probabilmente (si spera) avrebbe potuto fare l’artista stesso?
Penso che questa possa essere la definizione migliore che si possa dare al lavoro che generalmente svolge un curatore d’arte, il quale deve fungere da ponte tra artista/arte e pubblico.
Curare una mostra, però, implica passaggi sulla quale non si può sorvolare, fasi di preparazione necessarie al fine ultimo dell’esposizione; non è di certo questo il momento giusto per elencare e descrivere fase per fase tutto quello che concerne la preparazione, perciò mi soffermerò solamente nel presentare una location che, a parer mio, può essere adatta alla maggior parte delle mostre.
Siamo a Bologna, più specificatamente nella sede del Quartiere Santo Stefano.
Qui è possibile accedere a una serie di sale che il comune di Bologna mette a disposizione per eventi culturalmente appropriati : mostre, esposizioni, conferenze ecc…
La sala che ha colpito particolarmente la mia attenzione è stata quella dedicata a Giulio Cavazza; si tratta di uno spazio ampio a pianta quadrangolare, decorato con affreschi che ricoprono in parte le pareti e un grande pannello bianco al centro, dotato di faretti. Grandi finestre situate su due delle quattro pareti danno la possibilità di lavorare con chiari e scuri e, perché no, con giochi di luce.
Credo che questa possa essere la location adatta all’organizzazione di un’esposizione curata in maniera tale da unire tradizione e creatività, un binomio che talvolta può portare a risultati inaspettati.
Il tempo scorre velocemente e per gli artisti così fanno anche le idee. Non serve a nulla farsi scappare buone occasioni.
Se sei interessato ad esporre le tue opere, non devi far altro che cogliere questa opportunità e grazie a me raggiungerai ottimi risultati.
Alessia Maniscalco
15/01/2019
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