Mostre, Roma, 28 May 2009
Curata dal direttore artistico del museo di arte contemporanea di Caserta, Massimo Sgroi, l’evento mette a confronto uno dei pittori italiani più visionari e di maggiore carisma, Franco Rasma, con sette artisti dell’ultimissima generazione. Alfredo Aceto, Ina Nikolic, Gaia Vittozzi, Matteo Sanna, Monica D’Alessandro, Bianca Maria Macario Gioia Alessandra Rosini. La costruzione dei mondi è un progetto basato sugli spazi delle alterità del vissuto del terzo millennio. Alterità di assoluta derivazione psicologica e che provocano una dirompente inquietudine dettata dall’inadeguatezza nella relazione con i sovrabbondanti input che la società tecnotronica impone. Come cerchi concentrici la mostra parte dall’ossessivo mondo di Franco Rasma, popolato di inquietanti figure oniriche e metafisiche per approdare agli avatar di Gaia Vittozzi, all’assoluto svuotamento mentale di Matteo Sanna o l’ossessione della bellezza di Ina Nikolic o, ancora, agli invadenti insetti elettronici di Bianca Maria Macario Gioia. Le forbice cartesiana fra res extensa e res cogitants non mai stata divaricata come ora ed all’artista non resta che documentare, attraverso la forma dell’opera, la realtà complessa che l’uomo contemporaneo vive. Nel lavoro di Alessandra Rosini questa ossessione diviene immagine riflessa di se stessa moltiplicata quasi all’infinito o è la virtualità della visione attraverso la descrizione oggettuale di Alfredo Aceto o, ancora è la falsificazione del miracolo metropolitano di Monica D’Alessandro.

Questa mostra è non soltanto una necessità di proporre una serie di lavori interessanti; è, piuttosto, una occasione per confrontarsi con le diverse visioni più che dell’arte, del mondo reale, laddove questa realtà è composita e stratificata e dove le inautenticità dei nuovi media finiscono per essere più reali della realtà stessa. Senza indulgere a nessun compromesso di strategia, Franco Rasma ed i nuovi artisti che espongono con lui, scavano nel profondo delle inquietudini e delle ossessioni che, più che appartenere agli artisti stessi, sono quelle che proviamo in ogni giorno della vita post 2000.

Come è scritto nel testo del curatore della mostra infatti: “Non cercate più la logica del puro edonismo; se guardate attentamente troverete il dolore del vivere che voi stessi provate. Poiché l’arte, quella vera, sempre nella storia degli umani, ha il dovere di dire la verità. Qui non parliamo di segni nomadici, antropologici, qui parliamo di verità. E la verità è una ossessione. E’ ossessione della mente. Ossessione per una bellezza corporea perfetta e mai raggiunta. Ossessione per delle emozioni cercate eppure impossibili da sopportare o per degli insetti elettronici che ci invadono, che tormentano la nostra anima. Ossessione per delle immagini cristallizzate a centinaia in delle lenti a contatto. Ossessione per un gioco infantile che possa alleviare la nostra noia. Ossessione per un manichino che piange sangue; miracolo sintetico in un mondo di falsi. Ossessione per delle piume che danzano inutilmente in una testa vuota. Ossessione per un alter ego, per un avatar elettronico spietato, crudele, violento, folle. Perché il re pipistrello è diventato il re pazzo. Perché, come dice Roy Baty: cosa si prova ad essere schiavo?”

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