La visione espressa dall’alchimia artistica tra Medica e Castellino è strutturata da una forte carica simbolica orientata verso le emozioni suscitate dal consumo di allusioni. Allusioni che permettono loro di suscitare sempre e comunque delle personali e soggettive reazioni grazie della capacità scenico creativa di Vincenzo Medica che indirizza l’osservatore in una dimensione onirica ed alle evocazioni visive di Castellino che richiamano reminiscenze stillate da personali esperienze esistenziali. La loro allusione artistica si integra perfettamente nella realtà che la ospita divenendo spesso duale perché trasforma la realtà stessa un’opera d’arte e l’opera d’arte in una realtà che può essere sia vissuta e riconosciuta da coloro che ne percepiscono il messaggio, e sia essere recipiente di interrogativi che rapiscono l’osservatore in domande sulla verità e sulle motivazioni della propria esistenza.
La forte carica energetica che caratteristica questa galleria itinerante di “Public Art” si contrappone alla consumata e limitata interpretazione della staticità come espressione di inattività e morte abbracciando invece il sentire scientifico e artistico contemporaneo che si avvale della visione energetica della staticità del nucleo, unico e solo veicolo energetico della vita di tutto ciò che lo circonda.
Ed da quest’ultimo principio, quindi, che questo progetto itinerante di “Pubblic Art” non può che utilizzare spontaneamente il moderno meccanismo espressivo del “Site-Specific”, concernente una metodologia progettuale contemporanea che è caratterizzata dal suo inserirsi specificatamente in luoghi ben precisi da cui trae ispirazione cogliendo le radici dalla realtà sociologico culturale che la circonda.
Negli episodi di Public Art “i Personaggi” di Medica e di Castellino sono vivi e protagonisti dei loro spazi, inseriti perfettamente con la terra e con la coscienza cosmica che li avvolge e li ospita.
-- Li troviamo a rappresentare “Convergenze d’Avanguardia sulla Natività” e mentre calata la sera il buio diventa il primo testimone e animatore del “Luogo della luce”, dove l’uomo si inchina alla forza della fede svelata da un’espressività artistica che, manifestandosi, viene intensamente percepita come sacra, il giorno li trasmuta in elementi della terra a deposizione delle nostri origini cosmiche.
-- I suoi personaggi si affacciano anche su alcune finestre di un centro storico barocco subliminando l’anima verso una tolleranza multietnica richiamata dai drappi multicolori che sventolano al fluttuare del vento siculo da sempre spettatore di numerose dominazioni e fruitore di variegate culture.
-- Successivamente li ritroviamo seduti in un bar ad interagire con l’uomo che li osserva tanto incuriosito e divertito quanto dubbioso e finanche spaventato mentre dialoga inconsapevolmente con i suoi interrogativi e le sue più inconsce paure.
-- In un negozio, come clienti alcuni e come operatori altri , anche in vetrina a specchiarsi non solo sul riflesso di un vetro ma soprattutto nelle coscienze di ogni attento osservatore.
-- Li troviamo anche seduti a teatro, attenti come fruitori dello spettacolo ma anche come fantasmi affacciati accavalcati sui parapetti dei palchi a testimonianza della sfuggevolezza dell’esistenza.
-- Passeggiano poi tra la pietra rosa della famosa scalinata della chiesa barocca di San Nicolò testimoniando come un’alchimia artistica non conosce limiti all’interpretazione.
Oltre che al valore estetico, inoltre, le opere di Vincenzo Medica assumono un valore pratico–culturale per la loro capacità di fornire collegamenti concettuali con altre opere d’arte e forme espressive.
Tali collegamenti hanno a loro volta una forte valenza artistica in quanto esprimono non solo le tradizioni da cui l’opera ha preso vita ma anche i personali codici storico-culturali dell’artista.
L’uomo di stoffa, carta e ferro è quindi la rappresentazione del suggerimento artistico che Medica insieme a Castellino offre all’uomo moderno.
La staticità dei suoi “personaggi” bianchi e grigi permette all’osservatore di osservarsi immedesimandosi in essi; la staticità delle singole figure assumono in gruppo una dinamicità immaginaria che orienta l’osservatore verso l’allusione di un sentimento di consapevolezza istilla fiducia ed energia nel riuscire ad affrontare gli imprevisti della sfuggevole dinamicità della vita.
I suoi personaggi esprimono con il loro “esserci” gli interrogativi dell’esistenza suggerendo sia con la loro statica controllabilità sia con la sperimentazione della lettura di se stessi da una diversa prospettiva, le soluzioni alle ansie personali dell’osservatore, divenendo a loro volta immagini veicolatrici di energia, di reattività e di creatività.
“La dinamica alchimia dell’Esistenza fa di noi esseri umani degli Artisti che recitano sul palcoscenico del mondo l’Opera della Vita”.
f. adragna
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