L’artista, diplomata al Liceo Artistico di Latina, svolge la professione di logopedista e collabora a diverse iniziative quali laboratori creativi rivolti soprattutto a bambini disabili; ha inoltre frequentato la Scuola Romana di Arte terapia. Queste esperienze hanno incentivato in lei la ferma convinzione della capacità tipica della creazione nello stimolo e sviluppo delle potenzialità personali e nella formazione in toto degli individui a partire dalla più tenera età, con un occhio di riguardo per i diversamente abili.
Ha partecipato a diverse mostre nel territorio nazionale e recentemente è stata una delle protagoniste delle Rassegne Mad Donna e Le isole delle donne, curate da Fabio D’Achille.
Durante il vernissage di venerdì (in cui si potrà degustare un aperitivo offerto da Filippo e Francesca Clarizia) Lina Maietta leggerà delle poesie che Raffaella Fiori ha scritto ispirandosi alle creazioni di Antonella d’Auria.
Secondo la lettura critica di Laura Cianfarani “L’ut pictura poesis oraziano, al centro di dibattiti e querelle sulla maggiore efficacia comunicativa della pittura o della poesia, sembra trovare nell’arte di Antonella d’Auria una sintesi, sempre soggetta a revisione da parte di chi è chiamato ad osservare e ad interrogarsi sull’operato dell’artista. Lungi da me, infatti, voler dare una spiegazione univoca all’opera o pretendere di carpirne il vero significato (ammesso che esista), quanto piuttosto stimolare curiosità nel pubblico a guardare, toccare, ascoltare e soprattutto sentire, sentendosi liberi d’interpretare la ricerca pittorica. Sì, perché l’espressione artistica non si esaurisce con la vista ma coinvolge tutti i sensi: di fronte a un quadro di Antonella non viene forse spontaneo chiedersi perché l’autrice ha scelto di usare, che so, una carta leggera, bianca e trasparente che non è supporto ma fuoriuscita di un materiale etereo, esile controcanto al turbinio cromatico denso e pastoso che costituisce il primo strato di stesura? E chi può spiegare una scelta simile, chi può stabilire se nell’animo dell’artista prevaleva la fragilità o la forza emotiva e passionale? Probabilmente neanche l’artista stessa.
È chiaro che il nucleo portante della poetica della d’Auria sono le emozioni, la volontà di esternare il profumo degli elementi floreali rappresentati, ben lontani da un realismo pedissequo, anzi portatori di un’introiezione di ricordi legati a sensazioni olfattive, di un momentaneo rifugiarsi nella serenità della bellezza per poi uscirne serenamente rinnovati. E la forza centripeta che dalla corolla s’irradia al centro di alcuni fiori sembra catturare fisicamente il fruitore per coinvolgerlo e immergerlo nel profumo evocato e ricercato dall’arte di Antonella, in una dimensione panica ma non arcadica, dove cosmo e caos interagiscono. L’intento della d’Auria –oltre di rendere visibile, attraverso l’incontro tra immaginazione e rappresentazione, ciò che non lo è- è di creare un ponte, una condivisione delle sue sensazioni con il pubblico… resta tuttavia da chiedersi se l’artista non sia capace di instillarne altre in chi osserva, perché se l’Arte è qualcosa che accomuna e in cui molti di noi proiettano aspetti similari, intende anche e soprattutto porre interrogativi personali, stimolare capacità di riflessione individuale. Soltanto così può essere concepita come attività umana, viva, per chi la fa e per chi ne fruisce.
Tornando all’ut pictura poesis, i versi scritti da Raffaella Fiori che accompagnano le creazioni di Antonella, permeati di una sensibilità e di una spontaneità oserei dire disarmante, che sembrano scaturire da un’esternazione di getto, con un impatto che attraversa diverse suggestioni di una forza travolgente, senza alcun artificio letterario o affettazione stilistica, sono sicuramente legati alle opere, ma, viene da domandarsi, costituiscono solo un compendio alla pittura? Sono esclusivamente complementari ad essa? Sono nate come tali sì, dimostrando la forza che è in grado di scaturire dall’unione tra Arte e Poesia, e allo stesso tempo –come le creazioni della d’Auria- possono essere capaci di continuare su nuove e infinite strade, di perdersi e, perché no, ritrovarsi. D’altra parte, la ricerca artistica e letteraria non conosce punti di arrivo ma si alimenta di un cammino in continua metamorfosi”.
(Laura Cianfarani)
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