Massimo Palumbo e Fabrizio Gargano a Lievito Mad 2016
Mostre, Latina, 23 April 2016
a cura di Fabio D’Achille



Massimo Palumbo
arte e architettura 1975-2016


L’Arte s’offre?
Massimo riutilizza gli oggetti dimenticati o rifiutati. In questo riuso l’Arte diviene contemporanea. Contemporanea perché è oggi, è stata ieri e sarà domani. Ferma il tempo, lo porta indietro e lo porta ancora in avanti la macchina artistica di Massimo Palumbo. Il progetto è sempre nel suo motore e il carburante sembra inesauribile quando si pensa al riuso, al riutilizzo. Un gesto che si rinnova nel pensiero e nell’uso di arnesi, materiali, oggetti un tempo comuni ed un tempo di uso diverso. Diverso perché l’Artista, architetto dell’emozione e della praticità, sembra muoversi in antitesi alla staticità del tutto, dell’Arte stessa che vive nella vita dei suoi artisti, una vita inesauribile quando si realizza nel suo tempio/museo e/o vive e quindi s’offre sul territorio.
Fabio D’Achille

Per Massimo
...e sarebbe davvero bello se la città immaginaria di Massimo, quella che prende forma da tutte le sue visioni, le sue invenzioni e le sue provocazioni... della sua esperienza, potesse divenire spazio vivibile, come egli lo presenta nel suo Hangar 3.0, progetto vincente per la riqualificazione di Piazza del Popolo a Latina...
...La piazza, oggi sostanzialmente estranea alla autentica vita della città, diviene nel progetto uno spazio dinamico e insieme equilibrato, che si inserisce nel contesto con spiazzanti ma significative citazioni. Il ricordo della sua grande ruota di bicicletta, immaginata come oggetto incongruo sullo sfondo della nuova espansione urbana, si ritrova nel quadrato inclinato di Piazza del Popolo, allusione alle quadrature della Latina storica ma anche alle antiche misurazioni del territorio romano. Una proposta visionaria ma pienamente realizzabile, dove anche il segno familiare del portico viene riletto come invito ad uno spazio del tutto nuovo, percorso dalle tecniche audiovisive e interattive che trovano qui una dimensione veramente sociale e in ultima analisi una loro appropriata bellezza...
...come tutte le avventure coraggiose ha incontrato conflitti e difficoltà, ostacoli e ripensamenti che egli ha affrontato come la sostanza stessa delle cose e della vita, che ha una sua resistenza e durezza e va ogni volta interpretata e adattata alle istanze profonde di chi vuole, come lui, immaginare e modificare, sognare e realizzare. Così, quando penso agli esiti del suo bel progetto Hangar 3.0, sento la voce di Massimo che dice: “Noi la nostra proposta l’abbiamo fatta. Ora tocca a loro.” E se “loro”, cioè le istituzioni, la cultura politica e i meccanismi amministrativi e decisionali accogliessero, con un atteggiamento illuminato che forse è utopistico richiedere, idee come quelle che Massimo ha espresso nel suo straordinario, Unico Viaggio, forse, il nostro, potrebbe essere un paese migliore.
Andrea Lanini




La realtà dell’utopia
Una visione sospesa tra idea e materia, un percorso che fonde il sogno del progetto e la realtà densa delle cose, un viaggio tra l’ordine della ragione e il disordine del mondo: l’opera di Massimo Palumbo unisce i diversi campi espressivi in una fusione dove i linguaggi delle arti visive e dell’architettura mettono in scena una profonda e continua riflessione sul tema dell’utopia, spazio mentale e concreto dell’irrealizzato, del possibile e della perpetua tensione costruttiva.
L’utopia rappresenta, infatti, da secoli uno dei motivi portanti di un’importante visione dell’architettura vista non solo in senso estetico, ma come metodo e strumento di innovazione, di intervento sul mondo e sulla società, come spazio di pianificazione e di immaginazione, dove l’architetto agisce con il disegno e la scrittura ipotizzando e costruendo spazi fittizi o reali attraverso una teoria che tende costantemente a concretizzarsi...
...L’approdo finale può metaforicamente essere allora il Sole che sorge nella sua perfezione circolare nel quartiere periferico di Corviale a Roma, forse un monumento ideale e leggero che riflette il pensiero filosofico di Tommaso Campanella e della sua Città del Sole, trattato dove la stessa struttura urbanistica è costruita sulla perfezione ideale dell’utopia.
Il sole di Palumbo diventa così un segno di rinnovamento e di ricreazione, un atto leggero e assoluto di dialogo con lo spazio della città e con la sua natura perennemente problematica, il gesto lieve e rigoroso di un artista che cerca di ridare dignità al contesto urbano attraverso la complessa e dialettica realizzazione dell’utopia dell’arte nello spazio pulsante della vita.
Lorenzo Canova

Fabrizio Gargano
Racconto semi-serio di un disegnatore in mobilità


Fabrizio Gargano, classe 1967, fa parte del gruppo di Latina Sketchcrawl, molto attivo sul territorio. Su Facebook pubblica “Nero di coppia”, brevissimi episodi che hanno come protagonisti due conviventi con i loro (meschini) problemi. Attualmente sta lavorando alla sua prima storia lunga a fumetti: “Il Siberiano”. Le illustrazioni e i fumetti sono presenti anche sul suo blog www.fab1967.blogspot.it. Ha imparato i rudimenti di acquerello da Valerio Libralato, ma lo Sketchcrawl è il linguaggio d’espressione che gli appartiene intrinsecamente. “Uno sketcher del ricordo che si esprime con un racconto per immagini che conservano il fermare l’attimo tipico della fotografia: questo è Fabrizio Gargano. Sketchcrawl è improvvisazione, disegnare qualsiasi cosa in qualsiasi momento. È libertà, elettricità, spiega Fabrizio in una scritta che correda un suo disegno. E l’improvvisazione, la rapidità, il gesto immediato e veloce, è in contrasto sintetico con la precisione delle architetture urbane. Un’opposizione apparente, perché le fughe prospettiche non sono frutto di progettualità ma restituiscono un’impressione repentina di chi ha fatto del taccuino il suo inseparabile compagno di viaggio. E così l’esattezza delle architetture si sposa con l’ispirazione, dà vita a una sinergia che nelle mani dell’artista è indice di creatività: all’accuratezza istintiva del disegno urbano fa da contrappunto il tratto fulmineo del paesaggio naturale, con alberi costruiti con ombre e neri intensi - memori della passione di Gargano per il fumetto e l’illustrazione - cieli dove si scorge il movimento delle nubi, fronde animate dalla brezza. D’altra parte se un palazzo, un cancello o una finestra possono essere colti nella loro staticità, la natura attraversata dal vento, costantemente sottoposta al cangiantismo luministico e di conseguenza cromatico, viene fermata da Gargano nel dinamismo che le è proprio. È la sensazione a muovere la poetica dell’artista, sensazione rafforzata dalla scrittura che affianca sempre le sue opere, ora in correlazione con queste, ora da suggerire altre emozioni, ma sempre con quella dose d’ironia di chi non si prende troppo sul serio, come afferma l’artista. I suoi taccuini, che l’accompagnano in ogni uscita, quasi fossero una sua appendice, sono una miniera proprio di sensazioni e d’immaginazione; quella dell’artista che s’incontra con la nostra: chi, infatti, incontrando le persone per strada o in luoghi di passaggio, luoghi/non luoghi come treni, aeroporti, stazioni, non si è mai chiesto o figurato - dai gesti, gli occhi, le espressioni - la loro vita, i loro sentimenti, quello che provano condizionato anche dal loro passato e presente?”
Laura Cianfarani

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