Alterando la superficie dei dipinti, solitamente monocromi, con tagli, pieghe, cuciture, o applicazioni di altra tela, l’artista aiuta a liberare la storia nascosta “tra” le sue emozioni e le possibilità espressive del materiale pittorico. Nella storia dell’arte si incontrano importanti precedenti nella possibilità della tela di esprimere la terza dimensione sia dal punto di vista visivo, nelle ricerche rinascimentali sulla prospettiva, che da quello fisico, ad esempio nel caso dei tagli di Fontana.
Patricia Glauser, memore di tutte queste possibilità, sviluppa un rapporto personale con la tela. Quest’ultima, nella serie “Momento I”, non riveste solo il ruolo di ospitare le idee dell’artista, ma lavora partecipando all’atto creativo. La modalità operativa di Patricia fa parlare la tela che riflette e reinterpreta l’energia ricevuta.
Nei dipinti della serie “Momento II” la Glauser approda a una pittura formale bidimensionale: la tela torna a fare il suo lavoro di supporto per forme e figure che escono e si nascondono dietro il colore, forme fantastiche che diventano così segni dall’aspetto riconoscibile e personaggi stilizzati.
Le forme ottenute diventano scultoree nei lavori della serie “Momenti III”. Gli interventi dell’artista si concretizzano non più sulla tela ma con la tela stessa. Usando solo alcuni punti di riferimento sulla cornice, che rimane unico elemento a mantenere la forma classica rettangolare del quadro, l’artista taglia e piega il supporto creando opere scultoree astratte, monumenti fantastici ed espressivi.
La ricerca di Patricia consiste fondamentalmente in un intervento nella tela sempre più concreto. L’imprevedibilità del risultato, connaturata al lavoro dell’artista, permette, allo stesso tempo, di esprimere emozioni e di ottenere nuovi spunti per le creazioni future.
Spela Zidar e Fabrizia Bettazzi
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