Mostra internazionale a Venezia
23 opere monumentali nel meraviglioso parco del JW Marriot Venice
Sabato 2 Maggio verrà inaugurata la prima edizione di "Sculture nel parco", una mostra internazionale con 23 opere magnifiche selezionate accuratamente da Mario Mazzoleni presidente della omonima Fondazione. In concomitanza verrà aperto il nuovo spazio espositivo della Fondazione Mazzoleni all'interno del lussuoso JW Marriot Resort & Spa di Venezia sull'isola di Sacca Sessola (isola delle Rose) dove troveranno spazio le opere di grandi artisti come Warhol e Dalì, affiancati dalle creazioni degli artisti contemporanei selezionati dalla Fondazione. Sarà il Prof. Vittorio Sgarbi a presentare l'evento nella sala conferenze del JW Marriot Venice a partire dalle ore 16,00.
La mostra, in concomitanza con la Biennale d'arte di Venezia, giunta alla sua 56° edizione, resterà aperta e visibile al pubblico tutti i giorni fino al 19 Ottobre 2015.
Tra i 23 artisti selezionati per il progetto " Sculture nel Parco": Marco Lodola, Simona Ragazzi, Raffaele Sammarco, Grazia Simeone...
Tra i 60 artisti contemporanei presenti nella nuova Galleria della Fondazione: Ali Hassun, Paul Kostaby, Marco Lodola, Massimo Lomi, Ciro Palumbo, Simona Ragazzi, Francesco Verdi....
Da diversi anni Simona Occioni e Mario Mazzoleni promuovono l'arte attraverso eventi internazionali, tra questi da ricordare la mostra di Dalì a St. Moritz e in Kazakistan e collettive a Ginevra e a Champtorau in Svizzera. " La nostra mission è promuovere l'arte e l'eccellenza italiana nel mondo" afferma il Presidente della Fondazione Mazzoleni Mario Mazzoleni " Punteremo sui nostri giovani artisti talentuosi ma affiancandoli a grandi nomi dello scenario mondiale".
Nota critica dell'opera monumentale di Simona Ragazzi presente nel progetto ; Sculture nel Parco".
"La Grande Madre"Stele del XXI sec. d.C.
Questa scultura monolitica di materia contemporanea già erosa da un tempo non vissuto, appartiene al ciclo di opere Archeologiche “ Reperti del XXI sec d.C.” di Simona Ragazzi.
L’opera ha l’intento di posizionare il lettore di fronte ad un suo processo temporale di estremo vissuto, dalla scoperta al restauro fino alla catalogazione, che rappresenta il punto di arrivo ma anche il limite al quale la modernità si prefigge di dare un posto ad ogni cosa. Questo ultimo aspetto diventa complementare ma anche antitetico rispetto ad un consumismo vissuto troppo in fretta e di un dialogo indivisibile tra la cultura artistica del passato e del presente.
Il tema della Grande Madre, le cui tracce del suo mito sono riconducibili a 25.000 anni fa, viene riproposto dall’artista per analizzare alcuni archetipi della nostra civiltà: il mistero dell’energia creatrice dell’uomo, della terra e dell’acqua; la metamorfosi che genera la vita, la nascita e la morte nella loro ripetizione ciclica e l'aspetto peculiare di mediazione tra il divino e l'umano.
Una cultura antica, primordiale ricca e densa di domande e risposte che nei millenni si sono susseguite in un inscindibile dialogo enigmatico.
Significativo il suo voler rappresentare l’opera che si prefigge una antichità con il duale modernismo del suo supporto, non traccia nascosta, non inganno, ma bensì un volere raffigurare un aspetto di necessità contingente dettato dalla evoluzione tecnica.
Pertanto la Stele di Simona Ragazzi è lo specchio di una grande forza vitale e creativa. Come detto, realizzata in un nuovo materiale racchiude un linguaggio ricco di esplicite citazioni iconografiche. L'artista bolognese ha sviluppato un importante lavoro di ricerca semiotica sull’arte e sulla cultura attuale. Infatti l’ opera realizzata tesse un filo diretto coi codici figurativi risalendo dalle incisioni rupestri fino ad oggi, riflettendo sul rapporto tra presente, passato e futuro e fornendo suggestioni e narrazioni nuove. Da qui questo “ reperto del XXI sec.d.C.” della Ragazzi svela un alto profilo concettuale e comunicativo, che intrecciando con sensibilità e ironia le dimensioni del tempo e dello spazio, suggerisce una personale chiave di lettura sul tema della Grande Madre con cui confrontarci.
Simone Di Franceschi
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