Gli acquerelli di Peppe Salvo La forma nel colore di Anita Valentini
Mostre, Livorno, Rosignano Marittimo, 12 May 2018
I paesaggi in acquerello di Peppe Salvo, dalle tonalità di azzurro, di verde e di giallo e rossosquillanti, dilatano lo sguardo, aprendo una finestra dove finestra non c’è. Una finestra spalancatasulla mente, che schiude la mente: non vi troviamo l’imitazione della natura, bensìl’immagine ideale della natura nel colore. Fra astrazione e linguaggio dei colori.
Ho semprepensato alla pittura di soggetti archetipi – paesaggi e figura umana – come a un processocreativo silenzioso, frutto di osservazione attenta e raffinata nelle mille varianti possibili dellosguardo, che può restituire l’immagine pittoricamente interpretata della realtà. E vedendo taliopere ne ho ulteriore conferma.
Riflettendo sul lavoro di Salvo ho osservato l’esplorazione del concetto di panorama, il transitoda una naturale e spontanea visione del paesaggio siciliano e toscano alla costante meditazionesulle suggestioni visive, assimilate nel tempo, date anche dagli spazi europei e americanidelle neo-città, delle neo-periferie, ai confini tra natura e città, tra verde e cemento. Il pittoreelabora un processo di “agnizione della natura” nell’osservazione e nella rielaborazione mentaledel paesaggio da un punto di vista privilegiato - vivendo in territori dove arte e naturasono binomio ineludibile -, distillato attraverso la sedimentazione di passioni artistiche spessocitate dalla critica: Cézanne fra tutti, ma anche, a ben vedere, Klee.
In Salvo la personale visione pittorica di paesaggio si antepone e si colloca, allo stesso tempo,
su un sottile confine, tra forma ammirata e forma talvolta sognata, nata dal colore.
Le sue opere non sono appunti di paesaggio, sono fogli di paesaggio, punto di arrivo di un’operadi penetrazione e approfondimento dei soggetti contemplati a lungo. In esse si può constatarecome l’immagine nasca da un’esperienza della realtà dove la presenza corporea dellanatura non ha maggior peso di quanto non abbiano memoria e fantasia. Ognuno di questifogli sembra rilevare il contrappunto costante e la parte enigmatica del mondo, il reale fisicoe il reale interiore. Perché l’invenzione formale assai spesso si combina spontaneamente col contributo offerto dall’osservazione oggettiva per tradursi in evento espressivo dell’idea dellarealtà. È alla luce di questa impressione che credo vada affrontata la lettura degli acquerelli esposti in mostra: anche con quanto di extra-pittorico, se vogliamo, c’è in essi.
L’immagine si determina, si fa costruttiva per via di un segno ricco di implicazioni in sordina, sviluppate da un nucleo centrale, come un fuoco marcato e insistito, grazie alle trasparenze cromatiche della materia ora macerata ora fluida: un nucleo attorno al quale si irradiano luci, ombre, viluppi di segni, geometrie chiaroscurate intese a definire lo spazio. L’ottica volta a fissare, per l’alterazione delle misure e delle distanze, il mare e la campagna nelle loro sgomente relazioni col vuoto infinito.

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