“L'arte non è un oggetto da ammirare e da studiare ma un modo di fare e vedere le cose. Da questa semplice idea è nato “Manifesto Brut” a cui ha aderito un gruppo eterogeneo di artisti, una comunità subalterna capace di infrangere la linea di anni e anni di resoconti ufficiali che hanno sempre riportato una visione parziale degli avvenimenti.”
Protagonisti dell’esposizione, sono gli artisti del Manifesto Brut. Le loro opere si ispirano alla necessità dell’artista di collocarsi in quanto tale nel mondo del sociale senza dover rinunciare alla sua personalità e alla sua creatività. Gli artisti sono: Pina Della Rossa, Michael Beauvent, Santino Campagna, Dario Carmentano, Anna Colmayer, Irina Danilova, Elena Dell’Andrea, Peppe Esposito, Roberta Filippi, Stefanie Krings, Mauro Kronstadiano Fiore, Pino Lauria, Eric Legrain, Angelo Riviello, Roberto Scala,Rocco Sciaudone, Giorgio Scotti,Alejandrina Solares, Rino Telaro, Winny Tewes.
PINA DELLA ROSSA, presenta l’opera “MEMORIA”, 2011,
con Testo Critico di Assunta Pagliuca:
Viaggio nella bilocazione.
L’opera “Memoria” pone al centro di una visione ancestrale la capacità dell’uomo, come dell’artista, di “abitare” l’antro. Con una focalizzazione esterna l’occhio è indotto ad attraversare una centrale porzione di cavità e a precipitarvi liquidando le strutture paradigmatiche del mondo materiale. Ciò che immediatamente richiama il bisogno esistenziale di percorrere il “dentro” che è nell’essere umano, le pieghe della sua esistenza interiore, è quel passaggio contrassegnato nell’opera da un sorta di schermo nero. Uno schermo che può riflettere apparenze o può svelare nude verità. Come o chi compia la scelta è da rintracciare nella capacità di lasciarsi introdurre in percorsi nuovi di ricerca o di farsi arretrare dalle apparenze precostituite. Il cammino suggerito dall’artista Pina Della Rossa è quello di avanzare nella profondità del buio ove si smorza la frequenza della luce, in una dimensione umbratile, in cui ciò che appare non è mai ciò che è. E’ immediato, in “Memoria”, come l’elemento comunicativo abbia sbarrato il proprio accesso all’esterno. Ante serrate di un balcone, trattenute all’interno di una ringhiera, ristrutturano la spazialità del sopra-sotto del dentro-fuori segnando, con ciò, la fine delle coloriture drammatiche e grottesche dell’essere. Macchie di colore rosso disseminate sulla rugosa pietra, come correnti di energia cosmica, sprofondano vibranti nella profondità della terra. Fa da sostegno alla struttura inferiore del balcone, una pietra già scalfita, dal contorno bianco, quasi a voler cogliere la totalità dell’esistenza ed anche il suo silenzio. Un silenzio spento dalle note rosse dell’istinto, cromìe che agitano la decomposizione materica degli atomi che si scontrano, si oppongono, si distruggono. E’ il passaggio alla tenebra dell’inferno, ove la multiformità permane una ed identica. E’ il viaggio dell’essere che si smaterializza, che si libera dalle contraddittorie implicazioni di simboli e di cose, alla ricerca del suo principio e dei suoi perché. In questo stato non vi è alcuna preoccupazione valoriale. Ogni giudizio è sospeso. Infernoè la grande intuizione di un intimo legame di Luce e Tenebre. E’ il disvelamento dei sigilli e delle creazioni in cui si articola il mondo. L’artista, Pina Della Rossa, ancora una volta, con la sua profonda sensibilità e con uno scatto fotografico che asseconda il dinamismo della natura e dell’essere, è riuscita, attraverso una combinazione alchemica, a cogliere i legami, le ombre, i simulacri dell’esistenza in cui il tutto è in tutto. “Memoria” è un sostanziale contributo al viaggio nella profondità dell’esperienza umana, ove la necessaria perdita di radicamento e l’assenza della luce non sono avvertite come disagio, come paura dell’ignoto, ma come la preesistente condizione dell’essere. Non più l’eterna divisione degli opposti. Ormuz ed Ahriman si ricompongono in nuova energia universale. Il Male, nato al pentimento del Bene, cessa la sua lotta, in una ritrovata armonia. Il viaggio ha svelato questa verità che è pronta a ritornare, rigenerata, alla luce. E’ da questo avvicendamento che trae alimento l’essenza, il significato della vita, che guarda al Buio, alle tenebre come ad una sperimentale ma necessaria avventura dell’artista e dell’uomo.
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