Ricci Aliotta. Il colore diventa il principio primo della creazione, è un colore indomabile che sembra prendere
il sopravvento sulla capacità cognitiva dell’artista per coinvolgere in una gioia panica di incontenibile pienezza.
In realtà il gioco si chiarisce quando dietro a questa apparente leggerezza si percepisce la visione di un mondo
consapevole dell’inscindibilità di gioia e dolore e si comprende che a muovere queste onde lievi e trasmutanti non
è l’istinto ma l’intelletto consapevole e raffinato della Ricci Aliotta: un’artista delicata, ma profonda, colta, eppure
libera. Una meditazione lenta e silenziosa la porta a scegliere con cura spasmodica la via utile per tradurre il suo
sentimento d’arte in una molteplicità di mezzi, che non cedono mai il passo nemmeno davanti alle sperimentazioni
informatiche. É come se, davvero, ancora per un istante, in questo ventunesimo secolo, l’avanguardia artistica non si
fosse svuotata dei suoi contenuti, e, tutt’altro che assonnato, il mondo dell’arte avesse trovato come scaturire in opere
di grande bellezza e pura essenza. Ma non è solo vibrazione quest’arte, è traduzione visiva di un mondo di relazioni
quasi elettriche che circondano la realtà più intima dell’individuo, che semplificano l’Essere, nella sua interezza, a
un corpo nudo, a un fiore, a un animale. La moderna riflessione sull’energia si accosta così alla semplicità biologica
del Creato. Sono principi primi accostati nella meditazione. Coppie di individui isolati diventano rari e unici nella
loro solitudine, nel tormento dell’emozione. Pare quasi di sentire il respiro di questi amanti farsi uno solo contro il
mondo. Questo respiro, in quel finto silenzio, è diventato energia, un battito del cuore è ancora pura energia, così
suono, musica, melodia. Questa forza invisibile si traduce in onde tenui che accarezzano, sospingono e sostengono
l’individuo nella sua intimità nella semplicità dei suoi sentimenti, e quasi con garbo si manifestano per coinvolgerti
in una riflessione esistenziale. Quello che ci circonda non è più solo sfondo, è realtà concreta, perennemente viva,
talvolta persino inquietante e dolorosamente scoperta. Luciana parte dal lavoro sulla tela ed elabora in digitale quel
substrato meditativo e lento; la creazione, di colpo, riceve una sferzata, accelera anche la velocità del pensiero,
il battito cardiaco, l’emozione. Deformazioni, allungamenti, alterazioni digitali non intaccano, anzi avvalorano,
l’essenza pura di una personale rivoluzione artistica fatta di melodia del sentimento e gioioso senso del colore.
Elisa Mazzagardi Spano
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