Artista: Uraken
A cura di: Giusy Caroppo
Location: Milano, Guido Iemmi Studio d’arte
Inaugurazione: Martedì 11 Novembre ore 19.00
Finissage: Venerdì 5 Dicembre.
orari: dal lunedi al venerdì dalle 13 alle 19.30; Sabato su appuntamento
GUIDO IEMMI STUDIO D'ARTE: via Pastrengo 15, Milano
tel. 02-69019202/339.85.14.730
guido.iemmi@yahoo.it www.guidoiemmistudiodarte.it
Comunicato breve
Uraken, artista novus, post-futurista e sciamano, firmatario di un personale “Manifesto dell'arte digitale”, fa convivere l’io e la verità sensoriale in una dimensione altra materializzata in volumetrie organiche, digiltalizzate e fredde; un mondo borderline, in bilico tra fantascienza e reale solido, anti-naturalistico e marginale urbano, tra arte per l’arte e intento democratico dell’arte. In questo inedito e complesso progetto espositivo, congiunge in modo squisitamente nuovo tradizione e contemporaneo, accostando sperimentazioni calcografiche, creazione digitale e tecno-music.
Biografia
URAKEN (Castelvetrano -Trapani, 1978. Vive a Milano)
Diplomato in "Comunicazioni multimediali" alla scuola superiore sperimentale "Albe Stainer "di Milano, specializzatosi in Arti grafiche, un passato da web designer e al DAMS di Bologna, considera le "comunicazioni multimediali" la sua "sfera attitudinale di sopravvivenza" insieme alle arti marziali, come il Karate Shotokan (Uraken è il gesto del “pugno rovesciato”), la musica e i viaggi: in Francia è ospite di Sophi Crumb, figlia del fumettista underground Robert Crumb.
Mediante la modellazione solida 3d, costruisce - in principio - elementi essenziali; similmente agisce, per le immagini bidimensionali, con quelli di vettorializzazione; mediante il fotoritocco, ne uniforma colore, luci ed ombre.
“Artista novus” per Alessandro Riva, attento alle sperimentazioni nel campo della calcografia, ritenuto post-futurista e sciamano, è firmatario di un personale “Manifesto dell'arte digitale”, che riassume nel motto magrittiano "This is not a reproduction of a work of art, this is Operation art. This is the Digital Manifesto dell'Arte". In bilico tra filosofia e grafica, accompagna le sue creazioni con scritti autobiografici, citazioni, pensieri, auto-analisi e inedite composizioni di musica elettronica.
Giusy Caroppo
Labile Corrosione Metallica
La mimesi ha rappresentato il riferimento privilegiato degli artefici, fin dagli esordi della creazione artistica. Da questo vuole affrancarsi Uraken: “creazione come liberazione”. Non è una novità, risale alle decorazioni grottesche e visionarie dei bestiari medievali o ai flussi aniconici delle astrazioni di Kandinskij o, più di recente, alla realtà straniante o orrorifica del cinema fantasy. Per Uraken, l’emancipazione dalla mimesi nasce fin dal momento della creazione: quando fà coincidere realtà esterna col proprio intimo e con l’attività della mente. L’io e la verità sensoriale convivono nella dimensione altra che Uraken materializza in volumetrie organiche, digiltalizzate e fredde; è il suo labile mondo borderline tra fantascienza e reale solido, anti-naturalistico e marginale urbano, tra arte per l’arte e intento democratico dell’arte, al fine di operare quasi una mission sociale. Al di là di questo sistema utilitaristico e commerciale, dove - per paradosso - è proprio la tecnologia a dominare l’esistenza umana, Uraken va alla ricerca di un paradiso fantascientifico senza volti, una realtà suburbana trasfigurata con segni e simbologie da writer, dove grovigli di replicanti replicabili fluttuano in uno spazio/fondo senza fine. Un’atmosfera che diviene sempre più astratta, più ci si allontana dalla superficie digital-grafica, mentre l’elemento amorfo e mutante - protagonista di queste scene senza scenario - prende consistenza e forma, fermato da efficaci tagli fotografici e cinematografici.
Uraken modella soggetti non referenziali, autonomi, paesaggi, arredo urbano, grovigli e spirali, scorci industriali ed underground, personaggi fumettistici generati da una progettualità tutta mentale; la sua capacità è quella di riunire, come in una scarica da elettrochoc, sensazioni, ricordi, brividi, emozioni, malinconie, tragedie, ingiustizie, le paure dell’inconscio e quelle offerte da una porta socchiusa o da un baratro infinito, in un'unica, molteplice immagine sentimental-sensoriale.
Il computer diviene sapiente protesi per gestire questo immaginario (umano-reale-tecnologico), trasfigurato in ipertesti visivi per i quali è necessario munirsi di una sorta di browser che ci accompagni nell’impazzito bazar dei piani di lettura dell’opera. Un’opera dall’ermeneutica particolarmente complessa, anche per la molteplicità dei medium impiegati: all’elaborazione digitale – consunta tecnica di riproduzione tecnologicamente avanzata ed omologante – sovrappone spesso la stampa calcografica - arcaica, raffinata, desueta tecnica di riproduzione artigianale – appresa sperimentalmente dalla storica stamperia Upiglio.
Stampa, quindi acquaforte e xilografia su carta di cotone color avorio. Incide lastre di ferro portandole alla corrosione con l’acido nitrico, le trascrive sulle stampe plotter.
Grafica digitale e calcografia sono tecniche affini, perchè riferibili entrambe alla “grafica” appunto, ma l’unicità è l’averle impiegate contemporaneamente: matrici premute sotto il torchio sul foglio di cotone, che sottrae alla stampa digitale l’iperlucentezza, mentre l’impressione inchiostrata, vellutata e nera, dona all’occhio l’inganno di uno sticker o di un negativo fisico, tipico di uno stancil.
Da questo processo mentale, sensoriale, sentimentale, artigianale nasce il prodotto apparentemente anacronistico di Uraken: una foresta metallica di segni, riferimenti, codici matematici, fogli quadrettati, colori saturi e desautorati, un magma di spunti esatti, che riconquistano il calore della imperfezione e della sorpresa nella stampa calcografica. Se le tags diventano pregevole sfregio contemporaneo sui muri di città, qui diviene tag la tecnica arcaica, sfregio pregiato sul contemporaneo digitalizzato e seriale.
Ma, non contento, Uraken invita nuovamente a riappropriarsi della limpidezza “glaciale” dello schermo, padre dell’immagine matrice. Lo schermo ci riconduce alla “natura” dell’opera, generata su un foglio fatto di pixel e luce. L’espone alla lettura oggettiva per lui, autore, soggettiva per chi guarda. Ed accompagna la proiezione video con suoni ambient, morbido invito a perdere coscienza. Musica minimalista e campionata, di cui Uraken è l’autore; ci impone di ascoltarla in oscure chill-out rooms, simil camere di decompressione, dove il collage di suoni dal ritmo cadenzato e opprimente, complesso, ci avvolge in un’atmosfera straniante, futuristica e dark. Sono suoni astratti e sintetici, mix eredi di elettro-industrial, techstep, neurofunk, ethno beat e lounge.
Uraken sceglie così, ancora una volta, di duplicare, moltiplicare, per differenziare ed autenticare.
Testo in catalogo di Giusy Caroppo, Storico dell’arte e curatore
Web: www.ecletticaweb.it
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