Macerata 7 Aprile 2011. Una data da segnare per l'arte contemporanea marchigiana.
Mai si era vista un'aggregazione di giovani artisti in un luogo anticonvenzionale in una piccola provincia del centro Italia; eppure, proprio in Aprile, a ridosso del famoso pesce, c'è poco da scherzare.
L'arte è viva, pulsante e più orgogliosa che mai: di se stessa.
In uno spazio periodicamente dedicato alla compravendita di erbe sono rimasto stupefatto dal pianoforte a coda posizionato proprio nel mezzo della stanza. Fabrizio Ottaviucci si esibisce in una improvvisazione ispirata al grande maestro John Cage.R32;I grandi spazi un tempo popolati di ortaggi si sono riempiti di note intense ed emozioni struggenti. Danzando sulla tastiera come una ballerina di Degas il pianista ci conduce in un'altra dimensione, oltre gli standard, oltre la semplice musica.
A pochi metri di distanza Franko B ripropone la performance dell'altalena. Undici intensi minuti trascorrono mentre lui dondola beatamente osservandoci, pensando a te, al suo passato, al nostro passato o forse solo alla madre. Il tempo si dilata e si perde ogni cognizione. E' impagabile poter assistere ad eventi del genere in una piccola provincia del centro Italia.
Marco Bernacchia invece materializza un brano audio collegando il microfono ad un amplificatore ed apponendo un foglio di carta su di esso. Attraverso il riverbero creatosi il foglio ci permette di visualizzare, impercettibilmente, le onde sonore formatesi. Il suono attraversa cavi elettrici, l'amplificatore ed il mixer per trasformarsi ancora in suono e contemporaneamente elemento visuale. L'artista crea quindi una sorta di sismografo visuale dei rumori ai quali è possibile porre attenzione solo osservandolo attentamente.
Elisabetta Salvatori e Luca Agnani creano una magnifica installazione on-site proiettando piccoli video all'interno delle piastrelle-pixel dello spazio espositivo. In questo modo la parete-monitor prende vita, di volta in volta, animandosi pixel per pixel; mai contemporaneamente: uno per volta.R32;Le figure all'interno tentano di uscire dallo spazio. Creare la terza dimensione distruggendo la seconda. Un tentativo reiterato beckettiano al quale è impossibile venirne a capo.
Le illustrazioni di Maicol e Mirco, da loro definite crocifisse al muro per il vostro diletto, mi riportano alla mente ricordi di Giappone, la stessa nazione devastata da catastrofi naturali ma capace di crescere talenti del calibro di Takashi Murakami. Allo stesso modo i due artisti evincono dalla reale realtà ed illustrano forme fantascientifiche abitate da personaggi manga di un altro pianeta. I dettagli delle piante si contrappongono alla semplicità dei segni dei piccoli esseri viventi i quali abitano le due Villa crepacuore.
Fabrizio Cotognini vuole giocare con lo spettatore. Gioca con noi reputandoci i possibili colpevoli dell'omicidio dell'uccello sacro. Siamo costretti a sederci sulla sedia degli indagati, osservare la vittima ed essere a nostra volta accusati dallo sguardo indagatore dell'artista stesso il quale, attraverso un monitor, indaga a distanza senza emettere il verdetto. Solo il colpevole sa di esserlo ma nel frattempo ci sentiamo tutti sospetti ed in debito.
Andrea Galdo, attraverso un mediometraggio, denuncia la Trilogia rituale terapeutica. L'alienazione della vita quotidiana viene mostrata noi attraverso gestualità quotidiane, still frame e stati di alterazione visuale. La denuncia della solitudine dell'essere umano contemporaneo è evidente ed opprimente.
Il Tentativo di produzione di un terremoto è avvenuto con intenso successo. Franco Nardi è riuscito a far tremare l'intero edificio per l'intera durata della vigorosa performance di batteria scuotendo gli animi e l'intero sistema sensoriale acustico. Vestito di giacca a vento con cappuccio e maschera antigas si è alzato dalla postazione come un titano reietto e se ne è andato.R32;Il Tentativo di produrre la pioggia è stato altrettanto toccante nella direzione opposta rispetto il precedente. Elementi: donna e lacrime. Performance veramente notevole da parte dell'attrice la quale ha condotto il pubblico in una triste giornata di pioggia invernale: solitaria, impalpabile ed allo stesso tempo reale.
Infine, Fabrizio Sibona, denuncia attivamente la politica ed ironizza la cultura pop attraverso collage-cartoline dall'Italia composte da elementi estranianti al paesaggio come una ciambella-cigno intorno ad una siepe sradicata, brochure dal sapore pop e presentazioni multimediali computerizzate.
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